Anche questa volta tutto parte dall’Iowa. Come da tradizione, è il piccolo Stato agricolo del Midwest ad aprire la corsa per la casa Bianca, ospitando lunedì 3 febbraio i primi caucus, il calcio d’inizio della stagione delle primarie per la scelta del candidato democratico alle elezioni presidenziali del 3 novembre 2020. Un tipo di primarie particolare, i caucus (che, oltre in Iowa, si svolgono anche in Nevada, North Dakota, Wyoming) sono un tipo di elezioni molto diverso e molto seguito per il valore di termometro delle intenzioni degli elettori. Sono oltre 2600 i giornalisti riuniti nella maxi sala allestita per seguire la prima tappa del voto verso la nomination. Il vecchio senatore del Vermont, Bernie Sanders, sorpassa nei sondaggi il rivale Joe Biden, rimasto in pole position per molti mesi.

Cosa sono i caucus? – L’origine del termine viene da lontano. Per gli indiani americani indicava lo “stare seduti per terra a gambe incrociate davanti alle tende”. Da lì è diventato il sistema di “ritrovarsi per discutere e votare”. Le riunioni dei caucus possono essere nelle chiese, nelle scuole, in luoghi pubblici o nelle case private, e sono aperte a chi si iscrive al partito. Iscriversi è molto semplice, basta la firma sotto un manifesto programmatico, non si devono pagare quote né aderire a statuti. E addirittura, può registrarsi al momento anche un elettore di un partito diverso. Nel caucus tutto si svolge in modo molto informale, ma secondo un rituale ben preciso. Si discute sui pro e i contro dei vari candidati. Poi, formate le preferenze, gli elettori si suddividono in gruppetti con almeno il 15 per cento dei voti, i caucus appunto. Un rappresentante per ogni candidato (che non manca mai ai caucus più importanti) da un angolo della sala, anche salendo su sedie o tavoli, espone le posizioni del suo prescelto e invita i partecipanti a unirsi al suo gruppo. Poi si vota, per alzata di mano o per iscritto.

Posizionamento geografico dell’Iowa


Il fattore Iowa –
 Piccolo, anomalo, ma decisivo. L’Iowa assegna appena 41 delegati su 3.979 nelle primarie democratiche e 40 su 2.441 in quelle repubblicane, solo 3 milioni di abitanti per il 90 per cento bianchi, un basso tasso di minoranze etniche e privo di grandi metropoli, tipici serbatoi dei voti democratici. «Demograficamente, sembra l’America del 1870», ha scritto sul New York Times l’editorialista David Leonhardt, eppure l’Iowa fa paura anche a sinistra. Chi vince qui ha alte probabilità di diventare il candidato del suo partito. Ai democratici, dal 1972, è successo 9 volte su 12. Solo Bill Clinton nel 1992 è diventato presidente senza aver prima sbancato nell’Iowa. Nessuno da allora ha più strappato la nomination alla convention di luglio senza fare il pieno qua: Clinton nel 1996 da presidente in carica, Al Gore nel 2000 che poi perse le elezioni contro George W. Bush, come John Kerry quattro anni dopo e Barack Obama nel 2008 e nel 2012. Per i repubblicani, il successo in Iowa è stato determinante 6 volte su 11: l’ultimo fu George W. Bush nel 2004.

Bernie Sanders

Il sorpasso clamoroso – Che Donald Trump sarà il candidato repubblicano, non ci sono dubbi. Sul versante dem nei sondaggi arriva un ribaltone inatteso. Bernie Sanders ha strappato lo pole position a Joe Biden, in testa per molti mesi. L’anziano senatore del Vermont è riuscito a scalzare anche la candidata più simile a lui per idee e programmi, Elizabeth Warren. Un bel colpo per Sanders che non è neppure un democratico, ma un indipendente, esterno al partito con cui ha sempre avuto un rapporto difficile. Socialista, socialdemocratico, l’ex vicepresidente di Barack Obama suscita perplessità tra la maggioranza centrista del partito e se riuscisse a cavarsela nell’Iowa metterebbe in difficoltà l’establishment democratico. Ma la nomination sarebbe molto più vicina.

Sondaggio sul caucus democratico nell’Iowa di Emerson College

Gli sfidanti e l’outsider – In pista per la nomination democratica ci sono anche Pete Buttigieg e Amy Klobuchar. Il primo, giovane sindaco di South Bend (Indiana), è competente ma inesperto (gay dichiarato, se eletto sarebbe il primo presidente a portare con sé alla Casa Bianca un marito). La Klobuchar, senatrice del Minnesota, naviga basso nei sondaggi e c’è chi già la vede condannata alla resa con un potenziale ruolo di vice del candidato eletto. Poi resta sempre l’opzione dell’ex sindaco di New York, il miliardario Michael Bloomberg, che salta i turni iniziali e si presenta al Supermartedì del 3 marzo, quando voteranno i mega-Stati come California, TexasMassachusettsNorth Carolina, Virginia, e Minnesota.