Una corsa con falsa partenza. Ron DeSantis, governatore della Florida di sponda repubblicana, si è candidato ufficialmente alla presidenza degli Stati Uniti per il 2024. Una scelta annunciata con una diretta online su Twitter, insieme al suo proprietario Elon Musk, ma che è stata rovinata dai problemi tecnici. L’eccessivo traffico sui server della piattaforma ha infatti posticipato la candidatura, arrivata dopo venti minuti di silenzio che hanno fatto scappare centinaia di migliaia di potenziali sostenitori.

Elon Musk, serial entrepreneur, at TED2013: The Young, The Wise, The Undiscovered. Wednesday, February 27, 2013, Long Beach, CA. Photo: James Duncan Davidson

Crash – Quella che era stata descritta come una scelta anticonvenzionale si è trasformata in una piccola figuraccia. Ron DeSantis aveva scelto di affidare il grande annuncio a Twitter, evitando così i media tradizionali da lui tanto criticati. Ma l’app non ha retto la folla di utenti collegata per sentire la sua candidatura e Musk è stato costretto a chiudere la prima diretta per avviarne un’altra. Dopo venti minuti dall’inizio programmato, DeSantis ha cominciato a parlare davanti a circa 161mila spettatori: «Mi candido alla presidenza degli Stati Uniti per guidare il nostro grande ritorno americano», ha detto. Durante l’evento di solo audio, durato più di un’ora, l’attuale governatore della Florida ha risposto alle domande di personaggi mediatici mirate sugli argomenti della sua agenda, tra cui l‘immigrazione, l’eguaglianza di genere e la pandemia.

Il presidente Usa Donald Trump nei giardini della Casa Bianca (EPA)

Scarsa fanbase – La strada per la Casa Bianca resta lunga. Per arrivare all’ultimo stadio della campagna presidenziale, quello in cui un candidato democratico e uno repubblicano si sfidano, DeSantis deve prima attraversare le primarie del suo partito. In altre parole, affrontare Donald Trump. Il tycoon vuole ripresentarsi davanti a Joe Biden e, al momento, gode del favore di ogni pronostico. I sondaggi mostrati dalla NBC News, validi per il periodo che va dal 27 aprile al 22 maggio, collocano Trump in cima alla classifica dei candidati repubblicani con il 55.5% delle preferenze. La buona notizia per DeSantis è il secondo posto nella graduatoria, ma quella cattiva riguarda i suoi voti: meno della metà rispetto al rivale, con il 21.1%. La base debole di sostenitori, unita a un’ideologia ancora più estrema rispetto a quella di Trump, potrebbe già complicare le cose.

L’orientamento politico – DeSantis non è affatto un repubblicano moderato. Le sue mosse hanno creato spesso molte polemiche, a partire dalle leggi contro la comunità LGBTQ+. Una di queste è quella varata per limitare le discussioni sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere nelle scuole, ridefinita dall’opposizione “Don’t say gay bill” (Non dire la parola gay, ndr). Contro il disegno di legge si è schierata anche la Disney, che recentemente ha fatto causa al governatore accusandolo di compiere sforzi politici per ostacolare il suo operato. Attuale è anche l’approvazione di una delle leggi più ferree degli USA contro l’aborto, vietato dopo le prime sei settimane di gravidanza. La proposta però, passata in Florida, resta ancora in sospeso: si attende il pronunciamento della Corte Suprema dello Stato.

Il profilo – Avvocato 44enne, DeSantis ha alle spalle un’avventura breve in politica. Nel 2012 è stato eletto per la prima volta alla Camera degli Stati Uniti, mentre al vertice della Florida siede soltanto dal 2018. La candidatura alla presidenza, il gradino più importante, era nell’aria da mesi e adesso è stata confermata. Il repubblicano dovrà prepararsi per schivare i ripetuti attacchi di Trump, che lo ha già definito ipocrita con l’appellativo “Ron DeSanctimonious”. Intoppi tecnologici permettendo.