La House Judiciary Committee, commissione permanente della Camera dei deputati americana, ha accusato il colosso Amazon di aver mentito al Congresso sull’uso dei dati di venditori terzi: sarebbero stati usati per sviluppare e promuovere i prodotti della multinazionale. Come riportato dall’emittente americana Abc News, il 9 marzo i membri della Commissione hanno segnalato in una lettera al procuratore generale statunitense Merrick Garland una potenziale «condotta criminale» di Amazon e di alcuni esecutivi dell’azienda. La richiesta è quella di indagare in base all’ipotesi di ostruzione dei lavori di investigazione del Congresso.

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L’indagine –  La vicenda ha avuto inizio nel 2019, con l’inchiesta avviata dalla Commissione per cercare di capire i ruoli rivestiti da giganti come Amazon, Apple, Facebook e Google nel mercato digitale in materia di potere di mercato e di soffocamento della concorrenza. Nell’audizione del 29 luglio 2020 le quattro aziende sono state anche chiamate a testimoniare davanti all’Antitrust statunitense, ma negli ultimi due anni hanno fornito risposte sempre differenti riguardo alla cosiddetta “Seller Data Protection Policy”. Inoltre Amazon avrebbe mentito al Congresso anche a proposito della manipolazione dei risultati di ricerca degli utenti, rifiutando in più occasioni di fornire i documenti relativi alle diverse investigazioni interne che l’azienda sostiene di aver intrapreso. Queste inchieste interne non hanno, sostiene la società di Jeff Bezos, trovato prove che i dipendenti della società abbiano regolarmente e intenzionalmente abusato dei dati dei venditori terzi .Tra le principali tesi della difesa è stata utilizzata la distinzione tra i dati “individuali” dei venditori e  quelli  “aggregati”, che non rientrerebbero nella tutela. Diverse evidenze del comportamento scorretto di Amazon sul mercato sono state raccolte dalle inchieste giornalistiche di ReutersThe Wall Street Journal e The Markup, avviate tra il 2020 e il 2021 e definite attendibili dalla Commissione. Nella lettera di accusa si legge come la multinazionale americana avrebbe messo in pratica una condotta ingannevole, «agendo con uno scopo improprio per influenzare, ostacolare o impedire» l’indagine. Cosa che potrebbe portare a un’investigazione per ostruzione del Congresso, oltre che a possibili violazioni delle leggi federali americane. Nella sua prima apparizione davanti al Comitato durante l’indagine, «Amazon ha mentito attraverso la testimonianza giurata di un alto dirigente, negando lo sfruttamento dei dati raccolti sui venditori terzi, poi utilizzati per competere con loro». Secondo la commissione, le inchieste hanno rivelato che non solo i dipendenti di Amazon hanno avuto accesso ai dati di terzi, ma li hanno utilizzati abitualmente, anche come argomento nelle riunioni interne. «I dipendenti di Amazon violavano regolarmente la politica e gli alti funzionari lo sapevano». All’accusa di collocare i prodotti dei propri marchi e i prodotti esclusivi del sito davanti a quelli dei concorrenti Amazon ha replicato ammettendo che «occasionalmente emergono promozioni per i suoi prodotti», con etichette del tipo “in evidenza dai nostri marchi”, ma non ha fornito chiarimenti sui risultati della ricerca organica in cui elencava regolarmente i propri prodotti davanti ad altri con valutazioni dei clienti più alte e con vendite maggiori.

La replica  – Nell’audizione del 2020 della commissione l’allora amministratore delegato della società Jeff Bezos, parlò delle regole interne di Amazon che le impedivano di usare i dati dei venditori terzi per promuovere i propri prodotti, affermando però di «non poter garantire che quella politica non fosse mai stata violata». Nel 2021 cinque membri della Committee on the Judiciary hanno accusato il magnate di aver mentito sotto giuramento durante le indagini del Congresso riguardo alle pratiche anticoncorrenziali di Amazon. La società e i suoi manager all’epoca si difesero dall’accusa sostenendo di aver smentito e cercato di correggere gli articoli pubblicati dai media con informazioni inesatte, ricordando come la policy interna vietasse l’utilizzo dei dati dei singoli partner di vendita per sviluppare prodotti a marchio Amazon.