Il nuovo censimento americano dà un vantaggio ai Repubblicani, anche se non grande quanto avrebbero voluto. Ogni dieci anni lo US Census Bureau fornisce l’analisi demografica del paese e ogni dieci anni sulla base di quei dati viene aggiornata quantità di seggi assegnatra a ogni Stato nella camera dei Rappresentanti. Dal 2022 guadagneranno un seggio Florida, Oregon, Colorado, Montana, e North Carolina, mentre il Texas ne guadagna addirittura due. Ma i deputati della House of Representatives devono essere sempre 435. Se uno Stato ne guadagna, un altro, che ha perso cittadini o li ha aumentati di poco, ne perde. A ridurre la propria rappresentanza questa volta saranno California, New York, West Virginia, Illinois, Pennsylvania, Ohio e Michigan, 5 democratici e 2 repubblicani alle ultime elezioni.

Il censimento – I dati generali del censimento mostrano un rallentamento nella crescita demografica degli States, che resta comunque più alta rispetto a quella di tutte le nazioni occidentali. Tra 2010 e 2020 gli Stati Uniti hanno aumentato la propria popolazione di circa 22 milioni (7,4%). Contribuisce per tre quinti l’incremento naturale e per il resto l’immigrazione. In particolare crescono le minoranze: asiatici (+81%), latini (+70%) e abitanti delle Isole del Pacifico (+61%). I bianchi aumentano di appena l’1%, i neri del 20%. Gli Stati che crescono di più sono infatti quelli del Sud-Sud-Ovest, caratterizzati da un’ampia fetta di popolazione latina

Crescita della popolazione asiatica | fonte: Pew Research Center

Crescita della popolazione asiatica | fonte: Pew Research Center

Importanza elettorale – Nel sistema elettorale americano, da circa 220 anni, ogni Stato ha diritto ad una rappresentanza nel governo federale. Quella dei Senatori è fissa, due per ogni Stato, mentre quella alla Camera è ripartita proporzionalmente in base alla popolazione. Più popolazione vuol dire contare di più al Congresso, ma anche nell’elezione del presidente. Il Potus infatti è eletto da un collegio di 538 elettori e ogni Stato ha diritto a un numero di elettori pari ai suoi deputati nella House più i suoi Senatori (sempre due). Se nel 2020 si fosse votato col nuovo collegio, ad esempio, Trump avrebbe guadagnato 3 seggi a scapito di Biden.

Il redistricting In contemporanea al censimento avviene anche il redistricting, il processo che “ridisegna” i distretti in cui si votano i rappresentanti della camera in ciascuno Stato. Ognuno di questi è un collegio uninominale assegnato a turno unico e maggioranza semplice. Si tratta di un’arma politica, perché i nuovi confini sono appannaggio (nella gran parte dei casi) di legislature o commissioni statali – dunque dei partiti. Ogni partito “disegna” i nuovi collegi per avere massime possibilità di vittoria: si concentrano i bacini di voto avversario in un singolo distretto (packing) per vincere in tutti gli altri, oppure si “diluiscono” in altri distretti (cracking) dove il loro effetto può essere neutralizzato .
Il controllo delle commissioni è fondamentale nell’anno del censimento. In Texas, ad esempio, dove il processo è gestito dai Repubblicani, sarà molto facile per il Gop creare i due nuovi distretti in una posizione che garantirà due vittorie sicure alle elezioni di metà mandato del 2022. A New York, al contrario, i Democratici riusciranno sicuramente a fare in modo che il seggio perso sarà un seggio repubblicano.

Chi vince – In Florida e North Carolina, come in Texas, non dovrebbe essere difficile per i Repubblicani creare nuovi distretti “sicuri”. Anche il Montana, dove il redistricting è gestito in maniera indipendente, dovrebbe quasi certamente fornire un distretto estremamente favorevole al Gop.
In Colorado il nuovo collegio sarà quasi sicuramente nell’area di Denver a maggioranza democratica, mentre in Oregon la situazione è in bilico. Qui la commissione è composta da membri di entrambi i partiti per legge, probabilmente il sesto seggio del paese sarà democratico, ma non è escluso che si opti per una soluzione di compromesso.

Chi perde – Oltre a New York, anche in California e in Illinois i democratici – che governano saldamente questi Stati – riusciranno a scaricare sui repubblicani la perdita del seggio, cancellando un distretto conservatore e spacchettando i voti del Gop in altri distretti sicuramente democratici. In Michigan la commissione è imparziale e non decisa dai partiti quindi il risultato è in bilico.
In Ohio saranno i repubblicani a disegnare i nuovi confini e lo faranno senza grandi problemi a danno dei democratici. In Pennsylvania la situazione è analoga anche se il governatore (democratico) potrebbe mettere i bastoni tra le ruote alla commissione repubblicana. In West Virginia infine i rep perderanno sicuramente un seggio alla camera visto che tutti e tre i deputati che rappresentano lo Stato a Washington sono del partito dell’Elefante.

La strada per le Midterms – A guadagnare saranno i repubblicani, ma meno del previsto. Secondo le proiezioni, prima dei risultati, il Texas avrebbe dovuto guadagnare tre seggi e la Florida due, a danno di California e Rhode Island (due Stati a schiacciante maggioranza democratica). I nuovi distretti sono cruciali per le elezioni del 2022, quando la Camera viene rinnovata integralmente. Dopo il buon risultato di novembre, il Gop è in minoranza di soli sei seggi. Con le nuove acquisizioni (un guadagno netto di almeno 3 seggi) è abbastanza probabile che la House tornerà rossa – tradizionalmente infatti le lezioni di metà mandato sono sfavorevoli al partito che occupa la Casa Bianca. Insomma, il «We wil take back the House» lanciato da Donald Trump dal palco della conferenza più importante del mondo conservatore americano il 28 febbraio è diventato d’un tratto un’evenienza più che concreta.

Immagine in evidenza: “White House” by HarshLight is licensed under CC BY 2.0