Luce verde della Camera statunitense che mercoledì 31 maggio ha approvato con 334 sì e 117 no un accordo bipartisan per alzare il tetto del debito, fermo a 31.400 miliardi di dollari. A guidare l’intesa il leader repubblicano della Camera dei rappresentanti Kevin McCarthy e l’inquilino democratico della Casa Bianca Joe Biden, che ha definito il patto «un passo cruciale» per il Paese e l’intera economia mondiale. Ora la palla passa al Senato, che dovrà ratificare la proposta entro il 5 giugno prossimo per scongiurare qualunque rischio di fallimento. Oltre quella data il Tesoro non avrebbe più le risorse sufficienti per pagare debiti e finanziare il welfare. Anche se sembra quasi impossibile che il piano possa essere affossato in questa fase, rimangono da superare ancora i veti delle fasce più radicali di entrambi i partiti.
Accordo – “No pain, no gain” (Nessuna sofferenza, nessun guadagno). È questo il motto seguito da Repubblicani e Democratici per portare sul tavolo del Congresso il disegno di legge di 99 pagine. Da un lato il GOP (Greatest Old party) ha accontentato le richieste del Presidente americano, concedendogli la sospensione del tetto del debito fino a gennaio 2025 – dopo le prossime elezioni presidenziali, previste per il 2024 – dall’altro l’attuale governo non ha potuto non concedere alcuni dei tagli alla spesa pubblica tanto richieste dalla destra. Dal recupero di circa 30 miliardi dalle risorse anti-Covid non usate all’aumento dell’età lavorativa per chi vuole ricevere assistenza alimentare dallo Stato, fino al supporto nella costruzione di un gasdotto da 6,6 miliardi nella Virginia Occidentale, diverse sono le proposte approvate dai dem per evitare il default.
Interessi elettorali – Uno scambio di favori tutt’altro che estraneo alla politica statunitense. Spendendo di più delle proprie entrate, il governo USA si è spesso ritrovato a dover chiedere al Parlamento interventi di questo tipo, senza, però, mai rischiare il fallimento (ci è andato vicino solo Barack Obama nel 2011 e 2013). Lo stesso Donald Trump aveva aumentato il debito pubblico di 7.800 miliardi durante la sua presidenza. A cambiare le carte in gioco è stato il clima instabile che si respira al Congresso. Tra le tensioni dovute alle possibili nomination per il 2024 in casa dei Repubblicani e la ricandidatura dell’attuale Capo di Stato Joe Biden che appare ormai certa, entrambi i partiti tentano di portare avanti i propri interessi, per far leva sull’elettorato prima delle prossime votazioni.
Default – E se gli Stati Uniti dovessero davvero fallire? Quali sarebbero le conseguenze? In primis, tra le mura di casa, «quasi 8 milioni di americani potrebbero perdere il lavoro, le conseguenze sarebbero catastrofiche», aveva spiegato Biden in un tweet. Uno scenario drammatico che in poco tempo ricadrebbe anche sui mercati finanziari internazionali, causando – tra gli altri effetti – l’aumento della disoccupazione e la recessione economica. “Segnali di nervosismo“, come li aveva definiti La Repubblica, che già nelle scorse settimane, prima dell’accordo, avevano causato variazioni in negativo delle borse.
According to economists, 8 million Americans could lose their jobs if our nation failed to pay its bills.
The consequences would be catastrophic for folks across the country and the globe.
Default is not an option.
— President Biden (@POTUS) May 19, 2023