La Casa Bianca suggerisce a Kiev la strada del realismo. Washington esercita pressioni al fine diplomatico. “Cominciare a pensare a richieste realistiche e alla priorità per i negoziati, compresa una riconsiderazione dell’obbiettivo dichiarato di riconquistare la Crimea“ dice Jake Sullivan, consigliere alla sicurezza Usa. Questo l’ennesimo intervento degli ultimi giorni con il quale gli Stati Uniti dimostrano la volontà di spingere verso un quadro di negoziazione. Pochi giorni fa anche il generale americano Mark Milley si esprime affermando che, secondo lui, l’inverno potrebbe essere una grande opportunità per trattare la pace, a patto che sia Mosca sia Kiev riconoscano che una vittoria militare totale potrebbe non essere raggiungibile. Uffcialmente, però, gli Usa dichiarano che spetta all’Ucraina decidere modalità e tempi delle trattative. Contemporaneamente Zelensky promette la riconquista di altre città occupate: “Non dimentichiamo nessuno, non lascieremo indietro nessuno“.
Dopo i cori e le danze che hanno invaso il centro di Kherson per festeggiare la sua liberazione dalle truppe russe è tornata però la paura. Nella mattina del 14 novembre è stato dichiarato in tutta l’Ucraina l’allarme aereo, dopo informazioni sul decollo dal territorio bielorusso di un MiG-31K, in grado di trasportare missili Kinzhal e di un altro caccia. La minaccia della Bielorussia è reale, un consigliere presidenziale conferma che l’Ucraina sta rafforzando le sue difese in Bielorussia. Un territorio strategico e pericoloso per l’Ucraina. I soldati di Mosca proprio da lì hanno iniziato la loro invasione a Febbraio e oggi potrebbe rappresentare un punto di svolta a favore della Russia per la conclusione della guerra. In Bielorussia esistono basi russe, basi d’appoggio per droni e missili. Secondo le opinioni della rivista di geopolitica Limes, la presenza della Federazione russa in questo paese conferma l’esistenza di tattiche passive usate da Putin per supportare il concetto di tensione e pressione volto a distruggere la resistenza ucraina. La paura che Lukashenko possa entrare in guerra porta l’esercito ucraino a impiegare le sue forze nella difesa del confine Nord del paese e di conseguenza ad avere meno energie nella difesa e riconquista del Sud.
Mentre cresce la minaccia Bielorussa Zelensky visita la città liberata di Kherson e dichiara la scoperta di altri crimini di guerra. Secondo gli investigatori sono 400 i adoperati dai reati contestati dall’inizio del conflitto a oggi. I media internazionali riferiscono inoltre di un video che mostra l’uccisione violenta a colpi di martello di un ex-mercenario russo del gruppo Wagner, accusato di aver tradito la patria e quindi punito per essersi alleato con l’esercito ucraino. Violenza, abusi e terrore hanno caratterizzato questi mesi di conflitto ma adesso si entra in una situazione di stallo della guerra. Come si comporterà la Russia? “I prossimi mesi saranno difficili per l’Ucraina ” sottolinea il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, parlando all’Aja, mentre Putin dichiara che non sarà al G20 di Bali “perchè la priorità dettata dalle circostanze è che il presidente resti nella Federazione russa”, a riportarlo è stato il portavoce del Cremlino, Dimitry Peskov.
La riconquista della città simbolo – Kherson rappresenta un ritiro inaspettato della Federazione Russa che tuttavia considera la città suo territorio. Secondo Limes la “dolorosa decisione” di rinunciare all’unico capoluogo di regione conquistato fin dalle fasi iniziali dell’invasione potrebbe essere spiegata da tre motivi:
Il rapporto USA-Russia. I due paesi si confrontano e a confermarlo è lo stesso consigliere per la sicurezza nazionale Usa Jake Sullivan, che ammette l’esistenza di contatti a porte chiuse tra le due superpotenze nucleari. Il terrore dell’arma nucleare, questo il tema che regola il dialogo. Washinton teme lo sdoganamento del nucleare e delle tecniche nucleari ibride (incidenti indotti nelle centrali nucleari, bombardamento di reattori o depositi di materiale radioattivo, “bomba sporca”). La Casa Bianca ha più volte fatto sapere che, in caso di ricorso russo alla Bomba, la risposta occidentale sarebbe «devastante» ma «convenzionale». Mosca vuole evitare di usare il nucleare ma non perché ha paura della riposta “devastante” dell’AmericA.I russi sono convinti che una super potenza di questo calibro non metterebbe mai a rischio se stessa per un paese che non fa neanche parte della Nato. Il Cremlino preferisce evitare il nucleare e tenere a bada gli esponenti più radicali del “partito della guerra vera”, che insistono per un innalzamento dell’asticella del conflitto. Quindi il motivo di questa ritirata potrebbe essere un negoziato sotterraneo Usa-Russia finalizzato ad arginare l’escalation militare del conflitto.
Forza militare. Il congelamento della guerra torna utile però anche alle forze militari russe che si trovano in affanno e hanno davanti un rigido inverno difficile da affrontare. Secondo lo Stato maggiore Usa i soldati russi uccisi o feriti dall’inizio dell’invasione supererebbero i 100 mila, numero simile alle perdite ucraine. Si tratta di un esercito mobilitato e mercenario (sezione Wagner) che combatte sulla base di una propaganda nazionale forte e capillare. Il Capo di Stato Maggiore della Difesa Italiana, Giuseppe Cavo Dragone, presenzia al Festival di Limes di Genova questo finesettimana e tratta quelli che secondo lui possono essere i motivi della fatica dell’esercito russo. Dragone fa riferimento a materiale bellico poco performativo e la mancanza di una leadership di valore nella struttura militare. Dragone però sostiene comunque l’impossibilità dell’esercito ucraino di recuperare i territori annessi sotto la Federazione Russia, nonostante l’arsenale militare che l’Ucraina sta collezionando e che a termine della guerra diventerà sicuramente oggetto di dibattito per quanto riguarda le restituzioni e le derive mafiose.
–Gestione dei servizi. Il terzo motivo potrebbe riguardare l’impossibilità di Mosca di gestire i servizi di base ai civili (elettricità, riscaldamento e acqua potabile) durante l’inverno. Per questo l’evacuazione di circa 115 mila civili dalla città di Kherson e dai villaggi circostanti. La valenza propagandistica di questa decisione è molto marcata perché dimostra il volere di Mosca di proteggere i civili diligenti, azioni usate per giustificare la correttezza dell’operazione militare.