In un Venezuela sempre più sotto pressione, il regime continua a costruire muri. Nicolás Maduro vuole chiudere il Paese: non solo alle istituzioni politiche internazionali che gli si oppongono, ma anche ai corridoi umanitari promossi per il 23 febbraio dal presidente ad interim Juan Guaidó. Domenica 17 febbraio è stato impedito a una delegazione di europarlamentari di entrare in Venezuela per incontrare Guaidó, riconosciuto dall’Ue come legittimo capo dello Stato sudamericano. Nel frattempo, il governo rivoluzionario di Maduro ha avviato una campagna per boicottare le iscrizioni alle piattaforme social di aiuto volontario alla popolazione stremata dalla crisi.
Delegazione bloccata – Cinque deputati dell’Europarlamento, tutti del Partito popolare europeo (Ppe), sono stati rimandati indietro dall’aeroporto di Caracas senza riuscire a entrare nel Paese. Erano arrivati in Venezuela per incontrare i vertici dell’Assemblea nazionale, il parlamento dello Stato sudamericano, e il presidente ad interim Juan Guaidó. Della delegazione facevano parte gli spagnoli Esteban González Pons, Gabriel Mato Adover, José Ignacio Salafranca Sánchez-Neyra e Juan Salafranca, e l’olandese Esther de Lange. Dopo aver consegnato i passaporti alle autorità, i deputati sono stati portati in un ufficio per le migrazioni, dove gli è stato comunicato che il loro accesso nel Paese era stato negato. Le motivazioni della scelta sono state affidate dal ministro degli Esteri Jorge Arreaza ai social network: su Twitter, il cancelliere fedelissimo di Nicolás Maduro ha scritto che era già stato notificato da giorni ai diretti interessati che nessuno sarebbe entrato in Venezuela «con fini cospirativi», e ha poi aggiunto: «Il governo costituzionale del Venezuela non permetterà che l’estrema destra europea turbi la pace e la stabilità del Paese».
El Gobierno Constitucional de la República Bolivariana de Venezuela no permitirá que la extrema derecha europea perturbe la paz y estabilidad del país con otra de sus groseras acciones injerencistas. ¡Venezuela se Respeta!
— Jorge Arreaza M (@jaarreaza) February 18, 2019
I corridoi umanitari – Il secondo terreno di scontro tra regime e opposizione è quello dei corridoi umanitari. Juan Guaidó ha promesso per il 23 febbraio l’apertura delle frontiere per consentire l’accesso di beni di prima necessità, come cibo e medicinali, di cui la popolazione ha disperato bisogno. Per rendere più efficace la raccolta e la distribuzione, il presidente ad interim ha creato delle piattaforme social che permettono l’iscrizione volontaria di chi vuole contribuire. Il regime sta cercando però di ostacolare l’iniziativa: in un’intervista rilasciata ad Associated press, Nicolás Maduro ha detto che non vuole che nel Paese si realizzi uno «show mediatico, che in realtà è una battaglia politica di parte». Nel frattempo, il gestore statale di internet ha bloccato le piattaforme di registro dei volontari. Secondo quanto riportato dal quotidiano El Mundo, le frange più ortodosse della rivoluzione chavista, incarnate dal braccio destro di Hugo Chávez Diosdado Cabello, avrebbero già arruolato 8mila franchi tiratori armati pronti a colpire chiunque provi a entrare nel Paese.
La distensione difficile – Tuttavia qualche timida apertura arriva dallo stesso Maduro, che si è detto disposto a un dialogo con le opposizioni purché «smettano di sentirsi i tamburi dell’invasione e della guerra». Indiscrezioni non confermate parlano di dispiegamenti di forze armate statunitensi al confine con la Colombia: parlando di questa eventualità il ministro degli Esteri spagnolo Joseph Borell ha detto che «la situazione in Venezuela non si può risolvere con un intervento armato straniero». L’Unione europea, durante il consiglio dei ministri degli Esteri del 18 febbraio, potrebbe stabilire sanzioni mirate per mettere sotto ulteriore pressione il regime di Maduro. Linea confermata anche dal presidente dell’Europarlamento Antonio Tajani, che in risposta alla cacciata della delegazione degli eurodeputati da Caracas ha twittato: «Spero che il consiglio dell’Ue adotti misure di risposta in linea con questo nuovo oltraggio».
Maduro's regime stops MEPs from doing their job by expelling them. More proof that he is a dictator. I hope that the European Council will respond with measures in line with this latest outrage. https://t.co/diJOJN2lVC
— Antonio Tajani (@EP_President) February 18, 2019