Alle elezioni legislative in Venezuela, il Partito socialista unito del presidente Nicolas Maduro ha ricevuto l’82,7% delle preferenze, conquistando a livello federale 23 governatorati su 24. Le opposizioni hanno boicottato il voto: da una parte, non presentando candidati nelle sezioni, dall’altra chiedendo ai cittadini di astenersi per dimostrare che il governo di Maduro non è sostenuto dalla popolazione. Subito prima del voto, il 23 maggio, erano stati arrestati più di 70 manifestanti.

Maduro era stato infatti rieletto nel luglio del 2024, ma i risultati di quelle elezioni erano stati fortemente criticati dall’opposizione, guidata da María Corina Machado, che lo aveva accusato di brogli e irregolarità. L’appello sembra aver avuto effetto: stando al Consiglio elettorale nazionale, l’affluenza si sarebbe fermata al 42,6%, mentre per i dati presentati dalle opposizioni addirittura al 12%.

Negli Stati federali l’unico governatore dell’opposizione a restare sarà Alberto Galíndez, in carica dal 2021 a Cojedes. Le elezioni federali hanno riguardato anche il territorio della Guayana Esequiba, una regione che fa parte della Guayana, ma che il Venezuela reclama come propria, sempre più insistentemente dalla fine del 2023, in seguito a un referendum consultivo approvato dalla popolazione venezuelana. Come governatore fantasma della regione, legittimamente parte della Guyana secondo il diritto internazionale, è stato quindi eletto Neil Villamizar, militare e fedelissimo del presidente Maduro.