L’Ucraina è sempre più vicina a entrare nell’Unione Europea. Mercoledì 8 novembre il report di 1.200 pagine della Commissione sull’allargamento ha ufficialmente raccomandato agli Stati membri di iniziare i negoziati con Kiev e con la Moldavia per l’adesione dei due Paesi. «Oggi la storia dell’Ucraina e dell’intera Europa ha fatto un passo avanti», ha scritto il presidente ucraino Volodimir Zelensky su Telegram. A dicembre il Consiglio europeo si riunirà per ratificare la decisione della Commissione.

Le riforme –  Prima di entrare nell’Unione, Ucraina e Moldavia dovranno mettere a punto una serie di riforme, volte soprattutto a combattere la corruzione e a intervenire sul sistema giudiziario. Secondo la Commissione questi interventi legislativi potrebbero essere ultimati entro marzo. «Sono sicura che la Moldavia sarà in grado di procedere, ha un percorso impressionante considerate le condizioni in cui si trova», ha detto la presidente della Commissione Ursula von der Leyen. La Moldavia non è stata attaccata dalla Russia, ma «è soggetta a costanti tentativi di destabilizzazione contro la sua democrazia», ha aggiunto. Sia Ucraina che Moldavia hanno lo status di Paese candidato dal giugno del 2022: la richiesta di adesione era stata inoltrata pochi giorni dopo l’invasione russa, nel febbraio dello stesso anno. I funzionari europei, riporta il Guardian, sperano di poter ridurre a sei mesi i due anni necessari per integrare la legge europea nel sistema nazionale ucraino.

L’unanimità non c’è – Bisognerà vedere come si muoveranno ora gli Stati membri, che devono approvare gli ingressi all’unanimità: non tutti sono a favore dell’adesione dell’Ucraina. L’Ungheria, ad esempio, è preoccupata che il conflitto in cui il Paese è coinvolto si sposti all’interno dell’Unione. Il ministro degli Esteri ungherese Peter Szijjarto, citato su Twitter dal portavoce del presidente Viktor Orban, non è convinto che il Paese si adeguerà a Bruxelles in tema di diritti umani e si è detto preoccupato per le «violazioni dei diritti delle minoranze», dal momento che nella regione della Transcarpazia si trova una minoranza ungherese. Di recente, la stessa Ungheria ha approvato una riforma della giustizia per ottenere lo sblocco di alcuni fondi di stabilità congelati dalla Commissione, che aveva richiamato Budapest sul rispetto dello stato di diritto, e proprio questi fondi potrebbero essere oggetto di negoziazione al summit di dicembre.

Gli altri paesi –  Nel report, la Commissione prevede l’allargamento anche ad altri Stati, da tempo in attesa di poter entrare nell’Unione. Tra le raccomandazioni c’è infatti quella di assegnare lo status di Paese candidato alla Georgia, che in seguito al conflitto con la Russia del 2008, è parzialmente occupata dalle truppe di Mosca nelle regioni dell’Ossezia e dell’Abcasia, e di iniziare una conversazione sull’adesione della Bosnia, se sarà in grado di soddisfare determinati requisiti. Se lo scoppio della guerra in Ucraina ha velocizzato le procedure per alcuni Paesi, procede invece a rilento la domanda della Turchia. Per il report della Commissione, «sono rimaste le carenze strutturali del sistema presidenziale. L’arretramento democratico e la polarizzazione politica sono aumentati nel periodo precedente alle elezioni presidenziali e parlamentari».