La diplomazia si legge nei fatti e non nelle parole. Con questa massima si può riassumere il rapporto tra Cina e Russia dopo che la compagnia mercenaria Wagner si è fermata a circa 200km da Mosca durante il tentativo di colpo di stato. Il Presidente Xi Jinping non si è espresso sulla vicenda, lasciando un silenzio che tradisce preoccupazione per quanto accaduto. Per provare a riassicurare l’alleato, Putin ha inviato il suo viceministro degli Esteri a Pechino. A margine dell’incontro tra Andrei Rudenko e il ministro degli Esteri cinese Qin Gang, questi ha definito i fatti relativi alla Wagner «una questione interna». Un’affermazione che nasconde l’inquietudine per l’instabilità e la consapevolezza di poter fare poco o nulla in una situazione del genere.

Il Cremlino corre ai ripari – Per fermare la ribellione in casa, Putin ha dovuto trovare un accordo, grazie alla mediazione del leader amico bielorusso Aljaksandr Lukashenko, con Evgenij Prigožin, capo della Wagner. Il rapido susseguirsi degli eventi che ha portato i mercenari a marciare su Mosca ha colto tutti impreparati anche se, secondo il Washington Post i servizi di intelligence americana e lo stesso Cremlino erano a conoscenza di una possibile azione armata. Il fatto ha mostrato al mondo e alla Russia stessa, che il potere di Putin non è granitico. Così, la prima mossa dell’inquilino del Cremlino una volta superata la crisi, è stata quella di rassicurare il principale alleato, inviando il viceministro degli Esteri Rudenko alla corte di Xi Jinping. Secondo quanto riportato dalle due partiti nel rendez-vous non si sarebbe parlato delle azioni della Wagner, giudicate una questione interna, ma solo della cooperazione a livello internazionale sino-russa. Ciò nonostante, Qin Gang ha ricordato che la Cina: «Come vicino amichevole e partner strategico, sostiene la Russia nei suoi sforzi per proteggere la stabilità del Paese, svilupparsi e raggiungere la prosperità». Questione interna o meno Pechino non può aver gradito l’azione di Prigožin che ha rischiato di far saltare il banco del principale alleato in chiave anti-occidentale nonché di una potenza atomica.

Prospettive cinesi – La guerra in Ucraina ha modificato i rapporti tra Russia e Cina, trasformando quella che era un’amicizia, più tra due leader che tra due Paesi nell’abbraccio economico fatale di Pechino a Mosca. La chiusura dei mercati occidentali all’export russo ha fatto aumentare notevolmente gli scambi con la Cina, cresciuti nel 2022 del 34,3% rispetto all’anno prima. Xi Jinping è ben contento di poter acquistare da Putin gas e petrolio a prezzi favorevoli per poter sostenere il fabbisogno energetico delle proprie imprese. Così, per la Repubblica popolare cinese è fondamentale mantenere «una buona e stretta comunicazione a tutti i livelli» come dichiarato dalla portavoce del ministero degli Esteri Mao Ning, ribadendo ancora una volta il punto centrale della questione: «l’incidente del gruppo Wagner è un affare interno». Anche per gli osservatori internazionali Pechino non interverrà né ora né in futuro sulle questioni interne russe, come riportato su La Repubblica da Joseph Webster dell’Atlantic Council, che ha dichiarato: «a meno che non decida di correre rischi significativi, la Cina ha poca capacità di influenzare gli eventi. Un intervento nelle politica interna russa sarebbe un passo azzardato e rischierebbe di danneggiare le relazioni. La leadership cinese si limiterà a osservare gli eventi piuttosto che tentare di plasmarli».