Il periodo più buio per la democrazia americana potrebbe non essere finito il 6 gennaio. Si stanno infatti intensificando i timori di un nuovo assalto al Campidoglio di Washington da parte delle milizie pro Trump, che già il giorno dell’Epifania avevano messo a ferro e fuoco la città arrivando ad occupare il Congresso. Sono 52 gli arrestati finora – tra cui l’ormai celebre “Sciamano” di QAnon e il manifestante ritratto con il leggio della speaker della Camera, Nancy Pelosi, sotto braccio – e nei prossimi giorni potrebbero arrivarne altri. Mentre però l’Fbi è impegnata ad identificare i responsabili per il tentato golpe, gli estremisti si stanno riorganizzando attraverso diverse piattaforme social come Telegram, oltre ai noti Gab e Parler, quet’ultimo appena messo al bando da Google, Apple e Amazon. L’appuntamento segnato in rosso sul calendario è quello del 20 gennaio, data d’insediamento del nuovo governo Biden-Harris.

Lo Sciamano e altri manifestanti durante l’assalto al Congresso del 6 gennaio EPA/JIM LO SCALZO

Milion Militia March – «Stand back and stand by». L’invito di Trump, risalente al primo dibattito elettorale con Joe Biden, risuona come uno slogan nelle chat dei gruppi eversivi di destra. A riproporlo ora è Enrique Tarrio – leader di una delle principali milizie armate, i Proud Boys, fermato preventivamente dalla polizia alla vigilia degli scontri di Washington. Su Parler, il social prediletto dagli estremisti pro Trump, Tarrio non è il solo a rendere omaggio agli arrestati e ai caduti del 6 gennaio – in primis Ashley Babbitt, manifestante uccisa durante i disordini e diventata ora martire simbolo della necessità della lotta armata – e a incitare i suoi alla rivincita. Milizie di tutto il paese stanno organizzando, in occasione dell’inaugurazione di Biden, la “Milion Militia March”, un vero e proprio raduno di “patrioti” pronti a dare ancora una volta battaglia. Incombe sugli Stati Uniti il pericolo che i miliziani possano agire d’anticipo, con una nuova manifestazione programmata il 17 gennaio, che si annuncia preparatoria per l’assalto del 20. Un pericolo rimarcato anche da Twitter che, nel messaggio in cui annunciava il ban permanente all’account di Donald Trump, ha rimarcato ancora una volta come «i piani per future proteste abbiano già iniziato a proliferare, dentro e fuori la piattaforma». Gli occhi del mondo sono rivolti all’America, che stavolta non può farsi trovare impreparata.

Blindati – Nonostante le minacce estremiste, la cerimonia d’insediamento di Joe Biden si terrà al Campidoglio. Oltre al Presidente eletto e alla sua numero due Kamala Harris, saranno presenti il vicepresidente in carica Mike Pence – considerato ormai un traditore dalla galassia trumpista – ed alcuni ex presidenti come George W. Bush e Barack Obama. A loro si aggiungeranno i nove membri della Corte Suprema e la maggior parte del Congresso, anche se ancora non è chiaro il numero di rappresentanti repubblicani. Una presenza bipartisan che vuol essere un segnale di solidità democratica da lanciare al mondo. Ma anche un evento blindato, con una mobilitazione in massa delle forze di polizia, ancora sotto accusa per la poca e inadeguata resistenza ai manifestanti durante i disordini del 6 gennaio.

Recinzione – Attorno a Capitol Hill è stata eretta una barriera di oltre due metri, che rimarrà per almeno 30 giorni. A Washington è stato dichiarato lo stato di emergenza fino al giorno dopo l’inaugurazione, ed è possibile che venga istituito un nuovo coprifuoco. Alle circa tremila persone – numero ridotto rispetto agli anni passati a causa della pandemia da Covid-19 – cui sarà permesso seguire la cerimonia, si aggiungeranno oltre 6.200 membri della Guardia Nazionale. A curare il coordinamento per la sicurezza dell’evento saranno le varie agenzie federali, con uomini dei Servizi Segreti, della Fema (Federal Emergency Management Agency), del dipartimento della Difesa e di intelligence. Rimane comunque il rischio che, con Washington blindata, i miliziani possano prendere di mira enti a livello locale, con assalti mirati ai parlamenti dei singoli stati.