B9ouHnUIYAAJgkXDal colpo di Stato alla guerra civile. Lo Yemen è nel caos. La situazione, degenerata negli ultimi giorni, ha costretto diversi Paesi a chiudere le proprie ambasciate. Tra il 10 e 11 febbraio Italia, Stati Uniti, Germania, Francia e Gran Bretagna hanno annunciato di aver chiuso le proprie sedi e riallocato il personale lontano dalla capitale Sana’a. Gli eventi sono precipitati lo scorso 6 febbraio, quando i ribelli sciiti houthi hanno deciso di sciogliere il parlamento creando un “consiglio rivoluzionario”.

Da oltre due mesi il Paese vive una situazione di forte instabilità. Nelle piazze si sfidano tre forti componenti della società yemenita: i ribelli houthi, le forze sunnite fedeli all’ex presidente Saleh e quelle indipendentiste del sud. L’aumento delle tensioni è arrivato con la decisione degli houthi di sciogliere il parlamento e di proseguire con la conquista del Paese, senza considerare le posizioni sunnite. L’atto ha scatenato le ire dei sunniti che sono scesi in piazza sia nella città Sana’a che nel centro meridionale di Taiz. Secondo funzionari americani e inglesi gli houthi si sarebbero impadroniti di mezzi e munizioni americane abbandonate dagli staff occidentali.

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Mappa dello Yemen (In giallo le zone controllate dagli houthi; in rosso le zone in mano al governo; in nero le aree controllate da al Qaeda. Da Wikipedia)

Gli scontri degli ultimi giorni sono solo l’ultimo capitolo di una crisi molto lunga. Lo scorso 20 gennaio i ribelli houthi, vicini all’Iran e agli hezbollah libanesi, avevano lanciato la loro offensiva sulla capitale occupando la tv di Stato e il palazzo presidenziale. L’assalto aveva portato ad un accordo con il governo, dimessosi poi in blocco, e all’ingresso in parlamento. Il gruppo, nato nel 2004, ha iniziato una forte offensiva contro il governo centrale a partire dalle primavere arabe che nel 2011 avevano deposto il Presidente ‘Ali ‘Abd Allah Saleh. Da allora, partendo dal nord, hanno conquistato 10 delle 22 provincie in cui è diviso il Paese. Alla base delle rivendicazioni del gruppo non c’è solo la richiesta per una nuova costituzione ma anche un maggiore impegno contro al Qaeda e la volontà di bloccare i raid dei droni americani.

Il vuoto di potere potrebbe andare a vantaggio di altre due formazioni: al Qaeda in Yemen (AQAP) e il movimento indipendentista che mira a creare uno stato autonomo nel sud-est del Paese. Al Qaeda in Yemen, responsabile degli attentati in Francia dello scorso gennaio, è presente nel Sud nelle città di Al Mukhalla e Zinjibar, e nella giornata di oggi ha conquistato una base militare dell’esercito yemenita a Bayhan, entrando in possesso di armi e mezzi. Sul Paese si estende anche l’ombra nera del califfato dell’ISIS. Alcuni gruppi legati ad al Qaeda avrebbero disertato giurando fedeltà al califfo al-Baghdadi per combattere contro gli sciiti a Sana’a e Dhamar.

Alberto Bellotto