Tre feriti di cui due in gravi condizioni. E’ questo il bilancio provvisorio dell’attacco che ha colpito nel pomeriggio di lunedì 19 dicembre un centro di preghiera islamico nel cuore di Zurigo. La polizia ha identificato il corpo dell’attentatore a qualche centinaio di metri dal luogo dell’agguato, ma non ha ancora rilasciato informazioni sulla sua identità, nè sulle cause della morte, nè sul movente dell’attacco.

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La polizia svizzera presidia il luogo dell’agguato a Zurigo, la sera di lunedì 19 dicembre (Foto Ennio Leanza/EPA)

Mentre gli occhi del mondo erano e restano concentrati sui gravissimi fatti di Berlino e di Ankara, dunque, un altro episodio di violenza a tinte politico-religiose scuoteva la Svizzera, dove risiedono poco più di 160.000 cittadini di fede musulmana secondo le cifre del governo. L’agguato è avvenuto attorno alle 17.30 di lunedì nel centro islamico di Eisgasse, a poca distanza dalla stazione ferroviaria. Secondo la ricostruzione ancora frammentaria della polizia cantonale, l’uomo poi ritrovato morto si sarebbe introdotto nell’edificio ed avrebbe esploso alcuni colpi d’arma da fuoco, ferendo tre persone di 30, 35 e 56 anni. Due di queste sarebbero gravi.

Il centro colpito dall’agguato, le cui attività vengono descritte come “pacifiche” da alcuni cittadini del quartiere, è frequentato principalmente da cittadini di origine somala, eritrea e maghrebina – secondo le testimonianze citate da La Tribune de Genève. Al momento dell’agguato nell’edificio si trovavano diverse persone riunite per la preghiera convocata alle ore 16.45. Non è chiaro al momento se altri tra i fedeli presenti nel centro abbiano reagito all’agguato mettendo in fuga l’attentatore. La caccia all’uomo lanciata dalle forze dell’ordine si è conclusa nelle prime ore del mattino di martedì, quando la polizia cantonale lo ha identificato nel corpo senza vita rinvenuto a poche centinaia di metri dall’edificio.

Le sole informazioni rilasciate dalla polizia sul responsabile della sparatoria, tuttavia, lo descrivono come “un uomo attorno ai trent’anni vestito di nero e con un berretto di lana dello stesso colore”. E’ probabile che maggiori elementi sulla dinamica dell’attentato, sul profilo dell’uomo e sul movente emergano nel corso di una conferenza stampa convocata dalla polizia per il primo pomeriggio di martedì. Molti, in Svizzera, temono che l’episodio possa rivelare un “contagio” della tensione religiosa che ha portato alla lunga serie di attentati che hanno colpito nel 2016 Francia, Belgio e Germania. Solo le indagini degli inquirenti tuttavia chiariranno che se l’episodio s’inserisce in questo scenario.