«Senza scopo di lucro» è la definizione che si legge nell’homepage del sito dell’associazione Fight Impunity. La stessa che è finita al centro dello scandalo Qatargate. Il suo volto è Pier Antonio Panzeri, presidente della Ong ed ex sindacalista e parlamentare europeo di origini bergamasche, accusato di avere ricevuto tangenti dal Qatar per influenzare le politiche europee nei confronti del Paese. Da sindacalista in dissenso con le classi dirigenti a difesa dei lavoratori, oggi Panzeri è sospettato di aver sovvertito la sua stessa storia politica facendo accordi con uno dei Paesi che meno rispetta i diritti umani.
Dagli esordi alla Cgil di Milano – Con l’esplosione del Qatargate, ai sindacalisti di Calusco sull’Adda, la città in provincia di Bergamo in cui Antonio Panzeri viveva, è crollato un mito: lo hanno raccontato ai microfoni di Controcorrente, dicendosi delusi dal comportamento di Panzeri. Formatosi alla scuola del Partito comunista italiano (Pci), era considerato l’uomo della Cgil in Lombardia e il simbolo della scalata sindacale e politica. La sua ascesa nella classe dirigente si fonda su una parola: riformismo. Punto di riferimento per la sinistra milanese, è stato segretario della Camera del lavoro Metropolitana di Milano per otto anni, dal 1995 al 2003. Le sue lotte sindacali in quel periodo prendono di mira i due segretari della Cgil, Sergio Cofferati e Guglielmo Epifani. Panzeri si oppone al “Patto per il lavoro” e i suoi scontri pubblici gli consentono di guadagnare popolarità anche in politica. Esponente del cosiddetto comunismo migliorista, Panzeri evolve dal Partito democratico della sinistra (Pds) ai Democratici di sinistra (Ds) fino al Pd, che lascia nel 2017 per confluire in Articolo uno. In una nota stampa diffusa il 12 dicembre scorso, la Camera del lavoro di Milano esprime «sdegno per la gravità dei fatti del Qatar». Antonio Scotto, coordinatore di Articolo Uno, ha dichiarato a La stampa che «il Qatar è un Paese dove i diritti umani non sono rispettati. Prima ancora che sul piano giudiziario il punto è politico».
Carriera Parlamento Ue – Tre volte segretario della Cgil Milano, con questa storia politica e personale, nel 2004 Panzeri arriva a Bruxelles come europarlamentare eletto tra le fila dei Ds. Rimane in Parlamento europeo per 15 anni, venendo rieletto come esponente del Pd. Fra i suoi temi di punta, le condizioni dei lavoratori e diritti umani, tanto che nel 2019 guida la sottocommissione del Parlamento europeo sui diritti umani. Proprio con questo ruolo, nell’ultimo anno del suo mandato, Panzeri invita Hatice Cengiz, fidanzata del giornalista saudita assassinato Jamal Khashoggi e chiede determinazione nella ricerca della verità sull’azione dell’Arabia Saudita.
Dopo la fine dell’esperienza come europarlamentare, inizia a lavorare come responsabile delle politiche europee internazionali di Articolo uno e insieme fonda l’organizzazione non governativa Fight impunity. In poco tempo, l’associazione era riuscita ad accrescere la sua capacità di influenza, anche grazie al coinvolgimento di esponenti di lunga esperienza, come Emma Bonino. Proprio in seguito allo scandalo, Bonino ha deciso di lasciare il board dell’ong.
Scandalo Qatargate – Oggi, Panzeri è accusato dalla procura di Bruxelles di associazione a delinquere finalizzata alla corruzione e al riciclaggio. L’arresto è avvenuto dopo che gli inquirenti hanno trovato nella sua abitazione tangenti in contanti per un valore di 700mila euro. Le autorità belghe, che avrebbero collaborato con i servizi segreti di vari Paesi europei, tra cui quelli italiani, sospettano che l’ex deputato abbia accettato ingenti somme di denaro per promuovere come lobbista politiche europee più flessibili nei confronti delle violazioni del Qatar. Agli arresti domiciliari sono finite anche la moglie di Antonio Panzeri Maria Dolores Colleoni e la figlia Silvia, di 38 anni, che dovranno rispondere di favoreggiamento nel procedimento contro Panzeri. Intercettate, le donne parlavano di vacanze di famiglia di “centomila euro” e facevano riferimento all’attività di Panzeri parlando di “intrallazzi”.