Una penna e una toga, accomunati dalla passione civile e dall’impegno per la legalità e i diritti. A Corrado Stajano e in memoria a Guido Galli è andato il premio “Laureato Benemerito” di Algiusmi, l’associazione laureati della facoltà di giurisprudenza dell’Università statale di Milano. Il premio viene conferito a laureati presso la facoltà giuridica della Statale che si sono distinti nella propria professione per particolari meriti.
Si comincia con il ricordo di Galli, giudice istruttore del Tribunale di Milano e professore di criminologia proprio alla Statale. Il 19 marzo 1980 un nucleo armato di Prima Linea, gruppo di estrema sinistra, lo uccide a colpi di pistola fuori dall’aula 309 dove teneva lezione. Ora quell’aula è intitolata a lui. Giovanni Canzio, presidente della Corte d’Appello di Milano, sottolinea l’importanza del premio per “condividere la memoria con le generazioni successive”. La figura esemplare del giudice Galli ha insegnato che “non si possono separare il rispetto per la legalità e la dignità delle persone, e la necessità di repressione di crimini come il terrorismo”.
Il commosso ricordo delle figlie di Galli, Carla e Alessandra, ora entrambe magistrati, parte dalla consapevolezza che da quel tragico marzo 1980 ci sono stati lunghi momenti di oblio sulla figura del padre. “Occasioni come questa non sono per niente banali”, afferma Alessandra. “I giovani devono sapere cos’è stato il terrorismo”. La stessa moglie di Galli, scomparsa recentemente, lamentava che il nome del marito era poco, o per nulla, ricordato. Cosa resta alle figlie del padre? “L’orgoglio di averlo avuto come genitore, la solidità dei principi che gli appartenevano, la memoria pulita della sua esistenza”.
C’è un filo che lega il giudice Galli e Corrado Stajano, scrittore e maestro del giornalismo italiano: “il valore civile del loro impegno professionale”, come ricorda Nerina Boschiero, preside della facoltà di giurisprudenza. L’appassionata scrittura civile, lo stile che mescola narrativa, giornalismo e inchiesta, l’impegno per il rispetto dei valori della democrazia sono i motivi per il conferimento del premio a Stajano. Il giornalista di Cremona non ha conosciuto personalmente Guido Galli, pur avendo frequentato la stessa facoltà da quasi coetaneo del giudice. Ma dimostra di conoscerlo bene nelle pagine de “La città degli untori”, dove loda l’eccezionalità di Galli in un mondo di “professori che sedevano sugli alti scranni dorati”.
Stajano ripercorre la sua carriera, dai primi scritti fatti leggere a Elio Vittorini fino alle collaborazioni con Il Mondo, Unità, il Corriere della Sera a libri come “Africo” e “Il sovversivo”. Comincia il suo racconto intriso di aneddoti dopo essersi scusato per l’utilizzo della prima persona. “Come diceva Gadda, io è il più lurido dei pronomi”. L’interesse per la giustizia, i valori della legalità provengono per Stajano dall’aver frequentato la facoltà di giurisprudenza in giovane età. “La giustizia è spesso protagonista dei miei libri”, ricorda. E insieme a lei le persone: vittime, sconfitti, sopraffatti, guerrieri. Stajano dedica il premio a Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e Guido Galli, “uno dei magistrati più integri”.
In chiusura di serata scorrono gli interventi degli illustri ospiti, da Gherardo Colombo a Giorgio Ambrosoli, da Edmondo Bruti Liberati ad Antonio Padoa Schioppa. Uniti dal rapporto umano e professionale con i due premiati e dalla stima per due figure unite dal “coraggio della verità, della giustizia, di entrare nelle vite degli altri. Vale per i magistrati come per i giornalisti”, come chiosa Giangiacomo Schiavi, ex-vicedirettore del Corriere della Sera.
Matteo Furcas