Ventitre dicembre 1980, viale Umbria. La cantina nera di un vecchio stabile di ringhiera apre le porte al pubblico sotto le luci di una nuova insegna: si chiama Plastic. Dietro la sua apertura ci sono Nicola Guiducci, dj e artistic director, e Lino Nisi, a cui subito subentra il fratello, Lucio, scomparso lo scorso 16 novembre a 71 anni, una vita spesa come patron del club. Trentanove anni e tre generazioni fa, quello che Lucio Nisi e il Plastic sarebbero diventati per la cultura di Milano non era chiaro nemmeno a lui stesso. La gente in coda, quel 23 dicembre, era poca. Per esplodere per sempre, il Plastic dovrà aspettare il Carnevale dell’anno dopo. In quelle serate, tra lampadari di cristallo a goccia, luci pulsanti e specchi mosaicati, si stavano scrivendo le pagine di una nuova Milano. Una Milano da bere sì, ma anni luce dal Camparino in Galleria: una città new wave, molto dark e ancor più gay friendly, ma senza sbandierarlo. Dal 1980 al 2019, da quelle sale è passato chiunque. Ci hanno ballato Madonna e Elton John, Andy Warhol e Keith Haring e tutti i milanesi che in altri locali non entravano o non volevano entrare. Oggi la tana del clubbing milanese ha traslocato e si trova in via Gargano dove, fino a che la salute glielo ha permesso, Nisi è stato di ronda, per scegliere chi poteva entrare e, se si comportava bene, rimanere dentro.
Chi era Lucio Nisi– Nicola Guiducci, anche perché richiestissimo sound designer dai big della moda, è forse più noto al pubblico. Ma il successo infragenerazionale del Plastic è tanto merito suo quanto di Lucio Nisi. Nato 71 anni fa a Villa Castelli, paese del brindisino noto per i suoi carciofi, si era trasferito a Milano, dove, sangue ancora agricolo, aveva aperto un negozio di frutta e verdura in zona San Siro, mentre il fratello, dopo un’esperienza in un locale punk in via Lupetta, apriva il Plastic. Solo qualche mese dopo, per problemi di salute, Lino è costretto ad abbandonare il club e a prendere il suo posto, mentre continua a tenere aperta la bottega di frutta, è il fratello. Così, si andava al Plastic fino a chiusura, poi dritti all’Ortomercato per scegliere cosa mettere sul banco in giornata. Alla fine una scelta, con l’avanzare dell’età, Nisi l’ha fatta: a chiudere è stato il negozio di frutta.
Il guardiano del club- Nel cuore di molti Nisi resterà anche come quello che la gente, al Plastic, la lasciava fuori. L’accesso era un terno al lotto (forse ora lo è un po’ meno). Entravi se conoscevi qualcuno, stile New York. E questo anche perché era proprio Nisi che così voleva e che così ha reso il suo locale sempre più desiderabile. Tutti volevano entrare. Una volta smaltita la speranzosa coda del sabato sera, iniziava la ronda dentro il locale. Era sempre Nisi a tenere male intenzionati e attacca-brighe lontani dalla pista e dai divanetti: una volta dentro, al Plastic ci si comporta bene.
Trentanove anni dopo- Anche per l’impronta esclusiva e antidemocratica che Nisi ha impresso al Plastic, la formula non ha mai smesso di funzionare. Al locale sono passati tutti: Andy Warhol, Madonna, Keith Haring, Freddie Mercury, Elthon John, Viviene Westwood, Elio Fiorucci. Accanto a loro gente, anche, di periferia, che al Plastic si sentiva a casa. Quel piccolo club diviso in tre stanze in viale Umbria è diventato così amato da sfondare le barriere dell’Ambrogino d’oro quando, nel 2009, è il primo locale a ricevere il premio: a oggi è ancora l’unico. Nel 2012 dal buco delle meraviglie Nisi e colleghi hanno fatto le valige e il Plastic si è trasferito in via Gargano, dando nuova vita a un locale di scambisti fallito. Ma niente è cambiato. Il team quello di sempre. Dentro il locale gli stessi divanetti, le stesse colonne e gli stessi lampadari. Drag queen e ballerini sui cubi e diverse generazioni a ballare. Fuori, sempre la stessa coda.
Il ricordo- Malato da tempo, Nisi aveva lasciato Milano e il Plastic in mano ai fedeli collaboratori ed era tornato con la moglie Silvana in Puglia, dove è morto sabato 16 novembre. Sul suo profilo Facebook, il 3 novembre scorso, Nisi scriveva: «Buona domenica amici.. Arrivo. Mi Mancate». In molti lo hanno ricordato sui social, tra cui il sindaco di Milano Beppe Sala che su Twitter ha scritto: «Esprimo il mio cordoglio per la scomparsa di Lucio Nisi, tra i fondatori del Plastic, storico locale milanese che nel tempo ha portato a Milano stili nuovi e attratto artisti internazionali, insignito dell’Ambrogino d’Oro nel 2009. La nostra città lo ricorderà con gratitudine». Accorato il ricordo di Alba Parietti, amica di lunga data di Nisi, che su Facebook lo ha definito «un uomo che pur essendo semplice aveva saputo radunare il più bel mondo della notte che io abbia mai visto in vita mia, costruire un mito. C’erano i sogni di tutti noi in quel locale, c’erano magia, diversità , artisti, musica gaiezza, tutto con la bellezza che quell’uomo buono, dolce , affettuoso , sensibile e intelligente sapeva fondere. Per noi era davvero casa. Oggi con Lucio amore mio, muore un’epoca e muore per sempre una parte di noi. Perché Lucio è il Plastic era un’anima sola. Addio amico meraviglioso e adorato».