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Il magistrato Guido Galli

Università degli Studi di Milano, aula 309 di via Festa del Perdono. Una nuvola di fumo, poi tre spari: gli studenti fuggono pensando a una bomba, e a terra, vicino alla cattedra, rimane il corpo di Guido Galli. Il codice è ancora stretto nella mano.

Trentaquattro anni fa veniva ucciso così il magistrato antiterrorismo della Procura di Milano. A sparare furono gli uomini Prima Linea. Oggi l’Università vuole trasformare il 19 marzo in un appuntamento fisso con la memoria. Perchè, come spiega il rettore Gianluca Vago, “la nostra vita, la vita di una grande Università si compone di esempi, perché chi sa insegnare veramente, chi è vero maestro, insegna non solo ciò che sa, ma soprattutto ciò che è”.

Nel 1980 Galli, 47 anni, insegnava criminologia alla Statale, e stava anche portando a termine la prima prima maxi-inchiesta sui gruppi eversivi dopo l’arresto di Corrado Alunni. Fu il terzo giudice ucciso dal terrorismo rosso in tre giorni, dopo Nicola Giacumbi a Salerno e Girolamo Minervini a Roma. Quel 19 marzo, tra i primi arrivati dopo gli spari, c’era anche sua figlia Alessandra, iscritta a Giurispridenza.

Domani, nelle stesse aule universitarie che conobbero la violenza degli anni di piombo, si terrà la Prima Giornata sulla Giustizia. Un momento voluto dal rettore  fatto di testimonianze e ricordi, a cui parteciperanno anche due colleghi che hanno portato la toga negli stessi anni: Gian Carlo Caselli, già Procuratore della Repubblica al Tribunale di Torino e Maurizio Romanelli, Procuratore della Repubblica aggiunto al Tribunale di Milano (Teatro studio Melato, via Rivoli, ore 17.00).

Eva Alberti