Umberto Ambrosoli, candidato alla presidenza di Regione Lombardia

«L’allarme mafia è gravissimo e il fatto che si sia permesso l’ingresso in Regione Lombardia di soggetti sintonici, se non addirittura complici, con la realtà mafiosa è un campanello d’allarme inquietante». A poco più di un mese dal voto, Umberto Ambrosoli, candidato alla presidenza della Regione Lombardia, affronta alcuni tra i temi più urgenti di questa campagna elettorale: presenza mafiosa e sanità. Ambrosoli è intervenuto a Uno Mattina il 17 gennaio, nel giorno in cui il Corriere della Sera pubblica uno studio del centro di ricerca Transcrime dell’Università Cattolica, secondo cui i ricavi complessivi dell’economia illegale in regione potrebbero superare i 5,2 miliardi di euro.

Il candidato del centrosinistra ha rilanciato la sua proposta: creare un team, con a capo il magistrato Giancarlo Caselli, per «analizzare i contratti e la modulistica di Regione Lombardia». Una squadra pensata anche in vista di Expo 2015. Nella lotta alla criminalità organizzata, «servono controlli, regole, trasparenza e il coinvolgimento dei massimi esperti», allo scopo di demolire quel sistema affaristico che ha inquinato anche la sanità. Un sistema affaristico che è tutt’uno con la cultura mafiosa, dovuto, spiega il candidato, «al fatto che i posti ai vertici sono oggetto di spartizione politica».

All’indomani delle dichiarazioni rilasciate a Lo Spoglio, su Skytg24, dal premier Mario Monti – «il mio pensiero è che la famiglia debba essere costituita da un uomo ed una donna, e ritengo necessario che i figli debbano crescere con una madre ed un padre» -, Ambrosoli affronta poi un altro leit-motiv della campagna. «Il mio concetto di famiglia fa sì che le coppie che convivono non siano dimenticate dalle istituzioni». L’avvocato milanese pensa a una Lombardia attenta ai diritti delle unioni civili, che porti avanti politiche di sostegno «per consentire alle coppie conviventi di formare una famiglia». Un progetto da realizzare attraverso «agevolazioni sugli affitti, asili nido diffusi sul territorio e in condizioni di sicurezza».

Nell’occasione, Ambrosoli ha infine ribadito il suo no all’offerta di Albertini: se sconfitto, non accetterà collaborazioni.  «Non c’è la possibilità di una mia partecipazione alla sua giunta», ha sottolineato,  «le nostre sono proposte diverse, non possiamo mettere insieme cose che non c’entrano». Tra Albertini e Maroni, ha poi aggiunto, non c’è differenza: «rappresentano due facce della stessa realtà di centrodestra», quella realtà che Ambrosoli si propone di combattere.

Giulia Carrarini