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La sala del Sivag di Segrate dove si svolge l’asta

Ci sono gruppi di amici che vengono per curiosità, coppie che vogliono comprarsi uno smartphone a poco prezzo e chi è stato incaricato di acquistare un tablet «massimo a 100 euro». Siamo a Segrate, all’istituto di vendite giudiziarie del Comune di Milano – Sivag – dove si svolge l’asta annuale di oggetti rinvenuti sui mezzi pubblici nel 2015. In tre giornate, da giovedì 18 a sabato 20 febbraio, verranno battuti più di 600 oggetti «e non rimane mai niente» assicura Giulio Camozzi, direttore del Sivag. Si parte con occhiali, trolley, libri, borse, portafogli e biciclette. «Ma ci sono anche cose più particolari come un forno elettrico, una macchina da cucito e una per fare il pane», racconta Camozzi.

Il 19 saranno vendute macchine fotografiche e bigiotteria. Quest’anno il pezzo più ambito è un anello con smeraldo ottagonale e diamanti, base d’asta 670 euro. I preziosi sono gli unici oggetti che hanno un valore di partenza stabilito dal Sivag, mentre per tutti gli altri non ci sono vincoli. Quindi sabato 20, nell’asta per apparecchi audiovisivi, ci si potrebbe portare a casa un sacchetto con otto iPhone a 50 euro («molti però sono bloccati», specifica Camozzi), o una videocamera a 30.

La sala dell’istituto apre alle 9.30 e si riempie in fretta. Prima di sedersi, i possibili acquirenti danno un’occhiata agli oggetti, disposti in ordine su alcuni espositori. I trolley sono venduti a lotti da tre, le borse in sacchetti da 50 pezzi l’uno, i portafogli in altri da 100. Poi ci sono le biciclette, che sembrano l’obiettivo di molti. «A Milano ne rubano tante e quindi speriamo di trovarne una a buon prezzo» dice Rocco, 24 anni. «Vorrei trovarne una per muovermi in città» racconta Fabio, 27 anni. E se la dovessero vincere? «Tornerei a casa in bici, è ovvio», risponde Fabio.

A guidare l’asta c’è Camozzi, insieme a due collaboratori che mostrano i lotti. Per alcuni ci sono poche offerte, per altri, come un sacchetto contenente 10 borse 24 ore, si arriva fino a più di 100 euro.«Cento euro per la prima, cento per la seconda…venduto». E via con il prossimo oggetto.

Cecilia Mussi