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Milano bloccata in pieno Salone del design. Le critiche ai sindacati dei trasporti che hanno scioperato il 5 aprile non sono mancate. Ma per spiegare davvero quanto è successo bisogna forse guardare alla partita che si giocherà l’anno prossimo sul futuro dei trasporti milanesi e ai suoi protagonisti: Metro5, Atm e Ferrovie dello Stato. «Ferrovie dello Stato ha appena rilevato le quote della M5. Ma non si tratta di un’operazione fine a se stessa. Così Fs acquisisce il diritto a partecipare alla gara per la gestione del trasporto pubblico di Milano, che si terrà l’anno prossimo». Basilio Rizzo, consigliere comunale di opposizione, storico esponente della sinistra cittadina e presidente del Consiglio comunale all’epoca della giunta Pisapia, legge così la vicenda delle quote societarie della metro lilla messe in vendita dal gruppo Astaldi, costruttore della linea. A inizio marzo il sindaco Beppe Sala aveva annunciato che Atm, controllata in toto dal Comune, non avrebbe potuto godere del diritto di prelazione per l’acquisto delle quote. Astaldi ha dunque sottoscritto un accordo con Fs per cedere a lei il suo 36,7 per cento della partecipazione, per un valore di 64,5 milioni. «Fs vuole entrare nel business del trasporto pubblico locale (il cosiddetto Tpl, Ndr) – continua Rizzo – che è un settore in perdita, è vero, ma che allo stesso tempo darà sempre un ritorno economico, perché la gente è obbligata a usufruirne».

Lo sciopero – È proprio per la partita del trasporto pubblico, 5 aprile, che i dipendenti di Atm  hanno scioperato. Per tutta la mattina sono stati sospesi sia i servizi di metropolitana sia quelli dei trasporti di superficie, autobus e tram. Alla mobilitazione hanno aderito le otto principali organizzazioni sindacali. A essere sgradito ai lavoratori della società è soprattutto il possibile spacchettamento della gara d’appalto per il Tpl in lotti diversi: da una parte i trasporti, divisi in base alla tipologia, dall’altra la gestione dei parchimetri, da un’altra ancora quella dei servizi di car sharing e bike sharing. Al momento, in realtà, la delibera di palazzo Marino punta a scindere altri servizi della mobilità – trasporto pubblico da sosta, car sharing e bike sharing -, ma la paura dei lavoratori è che il vero obiettivo finale sia appunto uno “spacchettamento” più ampio. Così ecco lo sciopero per salvaguardare i posti di lavoro che inevitabilmente diventerebbero a rischio e per – giurano gli stessi dipendenti di Atm – difendere la qualità dei trasporti cittadini. «Con aziende più piccole il potere dei sindacati si riduce e potrebbero essere messi in discussione i contratti nazionali: un’ipotetica gara divisa in più lotti verrebbe vista come un attentato all’unitarietà dell’azienda» spiega Andrea Boitani, professore di Economia monetaria all’Università Cattolica di Milano e tecnico del ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture. «Con lo sciopero di ieri Atm ha anche fatto intendere che, nel caso si scelga di fare una gara aperta a più soggetti, la mobilitazione sarà ancora maggiore».

M5S – A questo proposito, durante l’ultimo consiglio comunale del 3 aprile, il Movimento 5 Stelle ha presentato una mozione per l’affidamento diretto ad Atm del servizio di trasporto pubblico locale. Mozione che la maggioranza non ha voluto discutere. «La proposta del M5S mi sembra una grossa sciocchezza – continua Boitani -, che si basa su un’idea bizzarra, ovvero che senza competizione si possa arrivare a risultati migliori. Inoltre mi sembra un’ipotesi improbabile, perché in questi anni il Comune di Milano non è ricorso spesso all’affidamento in house e, comunque, una decisione del genere verrebbe immediatamente impugnata. L’esperienza di Atac a Roma, infine, non è stata un gran successo».

Monopolio? – Secondo Boitani, la partecipazione di Fs nella gara per la gestione del trasporto pubblico milanese avrebbe lati positivi e negativi. «Maggiore è il numero dei partecipanti alla gara, più alto sarà il livello della competizione. Anche perché non ci sono dati che dimostrano che Fs sia più efficiente di Atm, dato che svolgono mestieri diversi e fare paragoni è difficile», spiega il professore. «Io credo che il problema vero sia che Fs controlla già una grande fetta del trasporto pubblico regionale ed è un’azienda di Stato: si rischierebbe di creare un monopolio, anziché salvaguardare il sistema concorrenziale». Tuttavia la discussione resta, per ora, a livelli più bassi: «C’è chi tifa per Fs e chi per Atm, oltre a chi vorrebbe una fusione tra le due. Niente di più», continua Boitani.

«Peccato originale» – Nell’immediato, però, l’entrata di Ferrovie dello Stato in M5 non comporterebbe grandi conseguenze sul piano pratico. L’affidamento del servizio rimane ad Atm (almeno fino alla gara dell’anno prossimo), mentre Fs gestirebbe solo le infrastrutture della metropolitana, vale a dire le gallerie. Ma, secondo Rizzo, la vicenda è macchiata da un «peccato originale». «Fin da subito si è trattato di uno strano project financing (il coinvolgimento dei privati nella realizzazione di opere pubbliche in cambio delle entrate provenienti dalla loro gestione, ndr) – spiega il consigliere di Milano in Comune – al privato sono andati tutti i vantaggi e al pubblico tutti i rischi. Astaldi ha costruito la linea della M5 e, ora che dovrebbe gestirla e assumersi i rischi della cosa, vende le azioni. Come dice il nostro sindaco Beppe Sala – ricorda con ironia – il Comune dovrebbe preoccuparsi di far funzionare i treni, non di fare operazioni finanziarie».

Gli scenari – La fusione tra i tre soggetti del trasporto pubblico della Lombardia – la milanese Atm, la lombarda Ferrovie Nord Milano e la società nazionale dei treni Ferrovie dello Stato – è a buon punto. Ora si tratta sulla governance: che tipo di holding, quanti consiglieri di amministrazione e con quali poteri. Perché una cosa è certa: nessuno vuole cedere le sue competenze e quindi la sua fetta di controllo.
L’ipotesi più realistica è che alla fine Fnm diventi una super holding partecipata da Atm (a sua volta controllata al 100% dal Comune di Milano), dalla Regione Lombardia (che attualmente controlla già la holding con quota di maggioranza) e da Fs.
La struttura sottostante può quindi prevedere due distinte società specializzate, entrambe controllate al 100% da Fnm: Atm e Trenord. La prima specializzata, come adesso, nel trasporto cittadino e di area vasta, forte delle proprie competenze nella gestione della rete metropolitana e nel servizio integrato fra più mezzi di trasporto. La seconda concentrata nel trasporto su ferro su scala regionale e intercittadino.