Mancano poche ore all’apertura delle trattative sull’autonomia regionale. Il tavolo di confronto con il Governo che si aprirà a Roma nel pomeriggio di oggi, 9 novembre 2017, per il momento prevede la presenza solo dei presidenti della Lombardia e dell’Emilia Romagna, ma le prime dichiarazioni già ricordano come la questione riguardi l’intero Paese. «Crediamo che questa scommessa di maggiori competenze e autonomie rappresenti la nuova forma del regionalismo per i prossimi anni», ha detto in mattinata ai microfoni di 6 su Radio1 il sottosegretario agli affari regionali Gianclaudio Bressa, anche lui tra i partecipanti al tavolo per conto del Governo, dimostrando apertura nei confronti delle richieste che verranno inoltrate.
Le aree tematiche – Disponibilità e pacatezza nei toni condivisa anche dal presidente lombardo Roberto Maroni, che davanti ai parlamentari della commissione per il Federalismo Fiscale ha esordito invitando tutti a «non fare muro contro muro» per arrivare ad un accordo il più velocemente possibile. «Sappiamo cosa non dobbiamo fare, cioè tenere una posizione di estremismo», ha proseguito il leghista. Maroni chiederà al Governo di affidare alla Regione 23 competenze, che il Consiglio regionale lombardo ha già suddiviso in sei aree tematiche «per facilitare le trattative».
I punti di scontro – Qui arrivano i primi motivi d’attrito: il Presidente lombardo, infatti, ha sottolineato che per lui le trattative non sono derubricabili a mossa mediatica o a iniziativa di campagna elettorale, e che la Lombardia vuole arrivare a un accordo prima delle prossime elezioni politiche. Il sottosegretario Bressa, dal canto suo, frena: «Dipende dal numero delle richieste che vengono fatte e dalla qualità del lavoro», ha dichiarato a Radio1. Per Bressa bisogna fare attenzione a che il processo di autonomia delle regioni non perda di vista il contesto dell’unità nazionale italiana. In materia fiscale «non si tratta di trattenere i 9/10 delle risorse, si tratta di trattenere le risorse che servono per gestire le funzioni in più che vengono date. Se ogni regione trattenesse i 9/10 delle tasse che vengono prodotte nel suo territorio, non ci sarebbe più la Repubblica Italiana», ha concluso il sottosegretario.
Un tema nazionale – Tensioni anche tra Bressa e il governatore della Liguria, a dimostrazione che la questione autonomia coinvolge tutta la Penisola: «Questo tavolo non è un bancomat: non è che uno arriva, digita il pin, prende i soldi e va via», ha detto il sottosegretario al Secolo XIX in riferimento alla richiesta di Toti di avere maggiore autonomia nella gestione dei porti. Anche Maroni vuole dare maggiore respiro al dibattito: «Puntiamo a veder riconosciuta la specialità della Lombardia. Una sorta di via intermedia fra le Regioni a Statuto Speciale e quelle ordinarie», ha ribadito stamane in Parlamento prima di invitare una rappresentanza di deputati e senatori alle trattative. Ma c’è di più: per il presidente lombardo la vera «sfida» sarebbe radunare attorno al tavolo «anche i presidenti delle Regioni del sud».