Le indagini della Polizia postale di Milano, coordinate del pubblico ministero Cristian Barilli, scrivono il primo nome nel registro degli indagati. Una 20enne milanese è accusata di istigazione al suicidio: avrebbe spinto una 12enne, che vive tra Roma e Milano, a completare le prove autolesionistiche previste dalla «Blue Whale», il gioco della Balena Blu che attraverso 50 passaggi – atti autolesionistici, tagli e azioni estreme – porta al suicidio di chi accetta la sfida. L’indagata avrebbe contattato l’adolescente tramite Instagram, portandola a procurarsi ferite sul corpo e a inviarle le foto come prova.

Il primo indagato – Anche se le indagini sono ancora agli inizi, il caso della ragazza 20enne è il primo in cui c’è un indagato. Gli inquirenti hanno sequestrato il pc della ragazza e il cellulare della vittima. Mercoledì 21 luglio la polizia postale eseguirà alcuni accertamenti tecnici per verificare se sia lei l’effettiva autrice dei messaggi incriminati.

I fascicoli aperti – Nelle ultime settimane il pm Barilli, del pool «fasce deboli» coordinato da Cristiana Roveda, ha aperto una decina di fascicoli per approfondire le segnalazioni pervenute alla polizia postale. Insegnanti e famiglie avevano chiesto di indagare su gesti di autolesionismo di decine di ragazzi, tra i 12 e i 17 anni che avevano manifestato forme di disagio. Le denunce parlano tutte di «Blue Whale» e comprendono sia casi minori, come piccoli tagli sulle braccia, sia casi di tentato ed effettivo suicidio. Finora inquirenti e investigatori non avevano trovato alcun riscontro concreto che legasse gli episodi al vaglio alle figure di «curatori», quelli che nel «gioco» spingerebbero via web le vittime adolescenti a gesti autolesionistici, e nemmeno a «emulatori», cioè individui che abbiano sentito parlare del «Blue Whale» e cerchino di imitarlo. Su altri casi, tra cui due suicidi di adolescenti che frequentavano lo stesso istituto superiore di Milano e il tentato suicidio di una loro compagna di scuola, le indagini sono ancora aperte.