Welfare, lavoro, certezza dei diritti. Stop ai benefici una tantum, sì a un reddito di dignità, meglio se europeo. E ancora: più servizi, con meno burocrazia. Le priorità segnalate da Laura Boldrini nelle sue ultime uscite pubbliche chiariscono quali dovranno essere le basi di Campo Progressista, la nuova formazione politica lanciata dall’ex sindaco di Milano Giuliano Pisapia in dicembre. Secondo le ultime indiscrezioni proprio l’attuale presidentessa della Camera ne sarà la leader. A chi glielo chiede, Laura Boldrini risponde che preferirebbe parlare di condivisione di contenuti, per un centrosinistra troppo diviso negli ultimi anni.

Risultati immagini per boldrini senatoMa per il Campo Progressista ci sono anche alcune certezze. Si tratterà di una formazione esterna al PD, ma saldamente legata a una coalizione di centrosinistra: per questo serve il Mattarellum, legge elettorale che incoraggia i partiti ad apparentarsi. Il protagonismo di Pisapia, che sta girando l’Italia per spiegare meglio la natura di un progetto che si muove all’interno del disegno renziano (le primarie si faranno insieme al PD), non ha tardato a provocare malumori nella minoranza PD. Il Campo Progressista limiterebbe il margine di manovra e «ruberebbe» argomenti a Bersani e soci. Tornerebbe così a crearsi uno schema già visto per il referendum costituzionale: l’ex sindaco di Milano per il sì, D’Alema e Bersani per il No.
Per la buona riuscita dell’operazione il principale riferimento di Pisapia non può che essere l’ormai defunta Sel, con cui Boldrini è stata eletta nel 2013. Ma pure Pizzarotti, il sindaco di Parma espulso dal Movimento 5 Stelle, potrebbe esere della partita, tant’è che il 16 gennaio parteciperà a un incontro a Lecce con l’ex sindaco di Milano. Le ripercussioni del lancio della nuova formazione arrivano anche in Senato: 5 o 6 deputati di Sinistra Italia, scrive Repubblica, sarebbero pronti a fare gruppo a sé in nome del Campo Progressista. Nello stesso articolo, il quotidiano afferma che il congresso di Sinistra Italiana che si terrà dal 17 al 19 febbraio vedrà la diserzione di molti sostenitori della linea moderata del partito che preferiranno il progetto di Pisapia.
La sensazione è che molta della futura importanza della nuova formazione dipenderà dalla sentenza della Consulta del 24 gennaio e dalla legge elettorale con cui si andrà a votare. Per questo motivo la stessa Boldrini, in un’intervista del 9 gennaio a Repubblica, ha sottolineato la necessità di andare a votare con una legge che sappia equilibrare rappresentanza e governabilità. Una formazione che non dovrà essere stampella del Partito Democratico, ma lo sosterrà da sinistra, pungolandolo sulle questioni che più le stanno a cuore. Il bastone e la carota per cui Boldrini critica l’assenza di «un’adeguata analisi del voto referendario» che ha visto la contrarietà soprattutto dei giovani, non mancando però di sottolineare che il governo, nell’ultimo anno, «ha finanziato tutti i progetti presentati dai comuni sulle periferie».