A 36 ore dall’inizio delle indagini non c’è ancora nessuna conferma ufficiale sull’identità del cadavere trovato carbonizzato e mutilato in un gabbiotto dei rifiuti del complesso Aler di via Cascina dei Prati 25, a Milano, nella notte di sabato 30 marzo. Informazioni più chiare dovrebbero emergere dai risultati dell’autopsia e degli esami del Dna, previsti per oggi, lunedì 1 aprile, che dovrebbero fornire la chiave per risolvere il caso. Nel frattempo, come riporta Il Corriere Della Sera, iniziano a trapelare alcuni dettagli. Il cadavere sarebbe di un uomo, adulto, identificato in via informale attraverso i resti di alcune impronte digitali. Gli inquirenti sospettano che l’omicida e la vittima si conoscessero e stanno concentrando le indagini all’interno del quartiere.
I fatti – Periferia nord di Milano, quartiere Bovisasca, tra Bovisa e Quarto Oggiaro. Una zona spesso nota alle cronache per casi di spaccio, occupazione abusiva di residenze e per traffico di merce rubata. Sono le 22.14 di sabato sera quando una donna lancia l’allarme. Qualcosa sta bruciando nel gabbiotto del numero 25 di via Cascina Prati, dove i rifiuti vengono accumulati non solo dal condominio ma un po’ da tutto il quartiere. Quando i vigili del fuoco arrivano sul luogo scoprono che non è spazzatura quella che sta bruciando, ma il corpo di qualcuno. Impossibile identificarlo, non è chiaro nemmeno se sia un uomo o una donna. Il cadavere è mutilato: mancano la testa, le braccia e le gambe, tagliate all’altezza delle ginocchia, trovati poco dopo in un angolo del deposito rifiuti. Stando ai residui di plastica e tessuti trovati sul cadavere, l’ipotesi è che l’assassino lo abbia portato sul luogo del rogo all’interno di una valigia. Vicino ai resti una tanica nera e una bombola del gas, non esplosa e immediatamente sequestrata: forse sono legate all’omicidio, e i numeri di serie del luogo d’acquisto potrebbero aiutare nelle indagini. Tra le testimonianze raccolte c’è chi assicura di aver visto due persone scappare dal luogo del delitto dopo aver appiccato il fuoco, ma sul punto gli investigatori restano cauti e non si sbilanciano.
Le ipotesi – Nessuna pista è esclusa dalla Squadra Mobile incaricata delle indagini e coordinata dal pm Paolo Storari, anche se la più battuta cerca i sospetti all’interno del quartiere. È probabile che il delitto e il sezionamento del cadavere siano avvenuti vicino al luogo dell’incendio o addirittura in un appartamento, perché un estraneo in zona sarebbe stato notato da qualche residente. E se tutto fosse effettivamente successo in Bovisasca l’ipotesi principale è che si tratti di un omicidio a sfondo familiare o comunque tra stretti conoscenti. La donna che ha lanciato l’allarme ha detto però a La Stampa che nel quartiere tutti si conoscono e si vogliono bene «come una famiglia». Rimane aperta dunque anche la pista per cui l’omicida e la sua vittima provengano da altre zone di Milano. Quanto alla modalità del sezionamento del cadavere, che richiama il modus operandi della mafia nigeriana, si ritiene che non sia tanto legata all’uccisione in sé quanto alla necessità di sbarazzarsi del corpo, così come la scelta di carbonizzarlo. Insomma, distruggere l’identità dell’ucciso per nascondere quella dell’uccisore.