Rivali in campo, alleati fuori. Domani, 1 marzo, Inter e Milan si scontreranno nell’andata delle semifinali di Coppa Italia. Fuori dal rettangolo verde, però, c’è una partita molto più importante da giocare: il nuovo stadio. L’ipotesi di abbattere il vecchio San Siro per costruire sulle sue macerie la nuova struttura è ancora in piedi, ma i rallentamenti hanno fatto storcere il naso alle due società meneghine. Intervistato dalla Gazzetta dello Sport, l’Ad dell’Inter Alessandro Antonello attacca: «Noi e il Milan stiamo facendo tutto il possibile per portare avanti il progetto San Siro che era la nostra priorità. Ma dall’altro lato abbiamo percepito forse una scarsa adesione al progetto da parte dell’amministrazione». Presentato tre anni fa il disegno del nuovo stadio, “La Cattedrale” immaginata dallo studio di architetti Populos, è ancora ferma.

«Abbiamo presentato il progetto e fatto tutte le varianti richieste», dice ancora Antonello, «dando disponibilità ad abbassare gli indici volumetrici [in accordo col Piano di governo del territorio ndr], ma temiamo che l’iter burocratico si stia allungando». E allora si valutano alternative. Non c’è più un aut aut su San Siro, ma si torna a parlare dell’area ex Falck di Sesto San Giovanni. Si tratta di una possibilità che era già presente sul tavolo, ma che presenta complicazioni: non si sa quanto verrebbe a costare la bonifica dell’area e quanto ci vorrebbe per un nuovo progetto di mobilità. In ogni caso, i tempi potrebbero allungarsi ancora anche per costruire l’eventuale nuovo San Siro. Beppe Sala, sindaco di Milano, sta per far partire il “dibattito pubblico”, procedura prevista per legge per le opere che costano più di 300 milioni di euro: il progetto di riqualificazione di San Siro prevede un investimento di 1,2 miliardi. Ma c’è di più. Si fa sempre più concreta la possibilità che i comitati contrari all’abbattimento della Scala del calcio si mobilitino per richiedere un referendum comunale sul tema. Si tratterebbe di un referendum consultivo, ma le indicazioni della cittadinanza non potrebbero essere ignorate da Sala. La scadenza della presentazione della firme è il 5 marzo. Per raggiungere il quorum, invece, dovrà andare a votare almeno il 50% più uno di chi si è recato alle urne alle ultime amministrative: 250 mila persone circa.


«Sappiamo che nella burocrazia ci sono intoppi e lungaggini, ma in questi casi è l’incertezza la cosa peggiore: il solo “dibattito pubblico”», conclude Antonello, «potrebbe durare un anno. Se tutti gli iter previsti, tra lo stesso dibattito più eventuali referendum e ricorsi, portassero a un’estensione della “time line” di esecuzione progettuale a quel punto i club non potrebbero che valutare altri progetti con una pianificazione più ristretta. Siamo ovviamente disponibili a chiarire tutti gli elementi progettuali ai comitati, anche se tutta la documentazione è disponibile agli uffici tecnici. Non siamo contrari a dare voce ai cittadini, anzi, ma non possiamo stare fermi».