Non c’è stata premeditazione per l’omicidio dell’imprenditore Alfredo Cappelletti, ucciso in via Malpighi a Milano nel 1998. Così, la Corte d’assise d’appello giustifica lo sconto di pena a 24 anni di carcere per l’ex conduttore tv Alessandro Cozzi, condannato all’ergastolo in primo grado. «Meglio di una assoluzione. Almeno farà qualche anno in galera», commenta a caldo la moglie della vittima. Il sostituto pg Maria Grazia Omboni, nella requisitoria, aveva chiesto di confermare la condanna nei confronti del volto di Rai educational.

L’omicidio Vitiello – Cappelletti viene ritrovato il 13 settembre 1998 con un coltello conficcato nel pettonel suo ufficio di via Malpighi, a Milano. La sua morte, in un primo momento, viene archiviata come suicidio. Nel 2010 la svolta: Cozzi confessa l’omicidio di Ettore Vitiello, il titolare di un’agenzia di lavoro nel Milanese ucciso con 50 coltellate per un debito di 17mila euro. La condanna definitiva, che l’ex conduttore di Diario di Famiglia sta ancora scontando, è di 14 anni con rito abbreviato. «Assordanti analogie» con il delitto Cappelletti portano, nel 2011, il pm di Milano Maurizio Ascione a riprendere in mano il fascicolo dopo l’arresto di Cozzi e la procura decide di riaprire il caso sulla morte dell’imprenditore, all’epoca socio dell’ex conduttore Rai. Secondo il giudice per le indagini preliminari Franco Cantù Rajnoldi il movente è chiaro: la vittima avrebbe scoperto che il giornalista aveva commesso alcune irregolarità contabili per far poi convergere i soldi sui conti di una società intestata solo a lui. Cozzi, però, continua a dichiararsi innocente.

L’ergastolo in primo grado – Siamo nel luglio 2017 quando la Corte d’assise accoglie la richiesta del pm Maurizio Ascione e condanna Cozzi al carcere e al pagamento di una provvisionale di 100mila euro alla moglie di Alfredo Cappelletti, Maria Pia Beneggi, e di 200mila euro a ciascuno dei figli. Decisivi i dubbi sulle dinamiche avanzati dal giudice Rajnoldi: Cappelletti aveva difficoltà a usare le braccia e non avrebbe potuto usare un coltello per togliersi la vita e quindi sfilarsi la lama dal petto. Dopo la lettura della sentenza, alle lacrime della famiglia della vittima Cozzi rimane impassibile. Il volto di Diario di famiglia ribadisce la propria innocenza dicendo che il socio «si è suicidato in quanto era a disagio a causa dei suoi problemi di salute. Cercava di dare un’immagine rassicurante di sé ma non si piaceva e non si riconosceva più» dopo l’attacco ischemico che lo aveva colpito qualche mese prima di essere accoltellato. Ma stando alle motivazioni della sentenza di primo grado, il delitto «non poteva essere stato compiuto da altri che da Cozzi» e i giudici sottolineano come nei giorni precedenti l’omicidio, «aveva cercato di accreditare segnali di particolare malessere della vittima» per orientale le indagini verso il suicidio. «Volevano farci credere che si fosse trattato di un suicidio, ma mio marito non ha mai voluto togliersi la vita», dice la moglie di Cappelletti, sicura della premeditazione da parte dell’imputato: «Cozzi portò con sé sul luogo del delitto il coltello usato per uccidere».