Guo Shixing - CARC

 

Dal giornalismo al teatro, è sempre una questione di punti di vista. «Cessi pubblici» (Cesuo, in cinese) è l’ultima opera del drammaturgo ed ex giornalista Guo Shixing, che racconta la Pechino della seconda metà del Novecento… attraverso un cesso pubblico. In scena in prima europea al Teatro dei Filodrammatici di Milano da martedì 21 a domenica 26 febbraio, l’opera è tradotta dal cinese e diretta da Sergio Basso, regista teatrale e cinematografico autore del documentario sulla comunità cinese di Milano, «Giallo a Milano».

Il cambiamento visto dai bagni pubblici – Tre giorni per raccontare il cambiamento epocale della capitale del Paese più popolato al mondo. Un giorno del 1975, uno del 1985 e uno del 1995. Tre giorni in una toilette pubblica per raccontare i mutamenti sociali della Cina dei tre decenni finali del XX secolo. Perché proprio i bagni pubblici? «Negli anni Settanta per gli occidentali i bagni pubblici erano la cosa più terrificante della Cina, perché non c’erano i cessi nelle case, e magari in una strada c’era solo un bagno e tutti usavano quello», spiega Guo Shixing presentando l’opera nell’aula magna del polo di Mediazione interculturale e comunicazione dell’Università degli studi di Milano, nell’incontro organizzato da Carc (Contemporary Asia Research Centre della Statale) e dalla compagnia teatrale Teatraz, in collaborazione con l’Istituto Confucio. L’opera, inedita in Occidente, punta a risvegliare nel pubblico europeo vecchi e “delicati” ricordi.

 

 

Come cambia la Cina – Forse, stando a quanto racconta il drammaturgo, gli anni Settanta non sono stati nemmeno il decennio più buio per i bagni pubblici cinesi, visto che negli anni Ottanta ci cucinavano anche dentro. Folklore a parte, il bagno diventa il punto di vista privilegiato per osservare i travolgenti cambiamenti sociali della società cinese della fine del secolo scorso. Ci sono uomini e donne che fanno carriera, che diventano arrampicatori sociali, c’è chi naufraga nonostante le buone intenzioni, c’è chi si perde e chi si reinventa. Trent’anni della storia di Pechino scorrono velocemente fra volti (in particolare quello del bidello che si occupa della pulizia dei bagni, ma anche degli avventori) e sanitari, in un’opera graffiante e irriverenti. Il bagno diventa il nuovo luogo dell’incontro, della socialità. Quasi una nuova casa da thé.

Appuntamento dal 21 al 26 febbraio – «L’obiettivo è emozionare il pubblico, suscitare il riso e far riflettere. Mentre l’allestimento cinese è molto realistico, noi abbiamo fatto una scelta diversa. Il teatro non è portare un pezzo di Cina qui, vogliamo parlare dei temi di quest’opera e non di com’erano i cessi negli anni Settanta: per questo l’allestimento italiano è volutamente scarno», spiega Sergio Basso, il regista che ha tradotto dal cinese e adattato il testo di Cesuo per la messa in scena a Milano.

L’autore – Guo Shixing è uno dei più grandi drammaturghi cinesi contemporanei. Sessantacinquenne figlio di un impiegato di banca, è stato per molti anni giornalista professionista responsabile delle pagine di critica teatrale del quotidiano Beijing Wanbao (Beijing Evening News). «Andavo a teatro ogni giorno, e per il giorno dopo dovevo scrivere mille battute sullo spettacolo che avevo visto», racconta Guo. La svolta arrivò nel 1985, quando a teatro durante un festival vennero rappresentati, fra gli altri, Amleto, Macbeth e Sogno di una notte di mezza estate: «Shakespeare mi ha ispirato. E allora mi sono chiesto: perché non mi cimento anch’io nella scrittura di opere teatrali?», ricorda l’autore che proprio allora iniziò a scrivere i suoi testi. I primi vennero rappresentati in Cina nel 1993. Sempre al centro della rappresentazione dell’autore c’è la natura umana. Con le sue ombre, le sue ossessioni e la sua quotidianità. E, per questa volta, anche con i suoi cessi.