Piazza Duomo a Milano (foto Ansa)

Piazza Duomo a Milano (foto Ansa)

Milano è la città dove si vive meglio in Italia, seconda solo a Bolzano. È questa la più grande sorpresa della 26esima classifica sulla «Qualità della vita» redatta dal Sole 24 Ore. Uno, anzi sei passi in avanti rispetto all’ottavo posto del 2014. Un successo ottenuto soprattutto grazie all’eccellenza raggiunta nel parametro del “Tenore di vita”. Un dato che, conteggiato insieme ad altre cinque aree tematiche (servizi/ambiente/salute, popolazione, ordine pubblico, tempo libero, affari e lavoro) mette a confronto la vivibilità delle province italiane, passate quest’anno da 107 a 110 grazie all’inclusione di Bat (Barletta-Andria-Trani), Fermo e Monza Brianza.

Un record per il capoluogo lombardo, che non era mai andato oltre la quarta posizione, raggiunta nel 2005 (insieme ad Aosta e Ravenna). Da lì una lenta e progressiva discesa, culminata nel 21esimo posto del 2010. Poi, una nuova inversione di tendenza e una risalita, anno dopo anno, che ha finito per portare Milano sul secondo gradino del podio.

Davanti, solo Bolzano, prima per la quinta volta in 26 anni (dopo 2012, 2010, 2001 e 1995). Il capoluogo altoatesino eccelle nell’occupazione (71%, contro una media del 56%), nei consumi (2.660 euro per famiglia, 700 in più della media) e anche nella speranza di vita dei suoi abitanti.
All’estremità opposta della classifica come della penisola, Reggio Calabria, considerata la città dove si vive peggio. Colpa, tra le altre cose, del basso patrimonio familiare medio (193 mila euro contro una media di 345 mila), della scarsa dotazione di asili nido (coperto meno del 2% dell’ utenza) e del pessimo voto ottenuto da Legambiente.

Andrea Cominetti