Sala scende ufficialmente in campo, forte del successo di Expo, e apre la sua campagna elettorale in vista delle primarie. Majorino non molla, deciso a non farsi intimorire dall’uomo forte proposto da Renzi. Fresco è anche l’annuncio della vicesindaco Balzani, che si propone come linea di continuità con Pisapia. Il sindaco, dal canto suo, se ne va dopo un solo mandato, orgoglioso di aver portato Milano dal ventunesimo al secondo posto in Italia per la vivibilità e chiude definitivamente la sua rivoluzione arancione. Mandando però tutti nel panico. Quale sarà il degno successore? A sei mesi dalle elezioni per il nuovo inquilino di Palazzo Marino le acque (di destra e di sinistra) sono ancora agitate.
Ora è certo: Giuseppe Sala concorrerà alle primarie Pd per sindaco di Milano. È già partita la raccolta firme e mercoledì 23 dicembre il manager terrà il suo primo incontro pubblico, al Teatro Parenti alle 18. Un nome, il suo, che aleggiava da parecchio. Fu Renzi a tirarlo in ballo già mesi fa. Sala non si è mai sbilanciato, rimanendo sempre cauto. D’altronde Expo non era ancora finito e si dovevano tirare le somme. Ma lunedì 21 dicembre ha consegnato i bilanci finali dell’Esposizione, in attivo, e ha voltato pagina. È lui l’outsider del Pd e piace poco all’ala sinistra del partito, dove si sta giocando un altro match: quello tra l’assessore Pierfrancesco Majorino e la vicesindaco Francesca Balzani. Lei accusa i suoi avversari di essere l’uno troppo tecnico (Sala), l’altro troppo politico (Majorino) e si propone come la via di mezzo perfetta per governare. L’assessore d’altronde, nel Pd milanese rappresenta la sinistra della sinistra. Più volte invitato dal partito a ritirarsi dalla corsa, non molla l’osso: «Concorro per battere Sala, non per fare il suo assessore», ha risposto sulle pagine di Repubblica. Le carte sono state calate, questi i tre concorrenti. Ora spetta agli elettori di sinistra scegliere il proprio candidato sindaco.
E la destra? Nel dialogo continuo (ma a singhiozzi) tra Berlusconi e Salvini, che ancora lottano per la supremazia, un vero e credibile candidato non è ancora stato proposto. Salvini vuole qualcuno fuori dalla politica e ha tirato in ballo l’uomo comune (o uomo del popolo), una figura che alla Lega piace molto. Ma che non va giù a Berlusconi. I nomi proposti dall’ex premier sono tanti (l’ex sindaco di Segrate Alessandrini, il direttore de il Giornale Sallusti, il giornalista Paolo Del Debbio) ma già tramontati. La destra rimane spaccata, con la paura e la pressione di dover trovare al più presto un nome forte in grado di riconquistare il capoluogo lombardo.
In questa situazione di incertezza il punto fermo è il Movimento 5 Stelle, che già a inizio novembre aveva scelto come proprio candidato Patrizia Bedori, consigliere di zona 3. In quell’occasione era bastata una votazione di un giorno tra gli iscritti al partito.
Gabriele Nicolussi