Ha riaperto al pubblico oggi, 9 giugno, la Pinacoteca di Brera, chiusa per mesi come tutti i musei e i luoghi culturali a causa della pandemia di Coronavirus. La data scelta dal direttore James Bradburne non è casuale o legata solo ai decreti sulla ripartenza, ma è invece fortemente simbolica: esattamente 70 anni fa, il 9 giugno 1950, la Pinacoteca riaprì le sue porte dopo la Seconda guerra mondiale.

Il periodo bellico – Nel 1950 il museo era per la prima volta sotto la direzione di una donna, Fernanda Wittgens, che decise di riaprire al pubblico dopo dieci anni di chiusura. Ed è proprio a lei che Bradburne dedica la ripartenza post Covid-19. In quegli anni i bombardamenti e le azioni militari fecero chiudere i battenti a tutti i musei milanesi, usciti distrutti come molti altri edifici storici meneghini. Già dal 1940, prima dell’inasprirsi del conflitto, a Brerai capolavori della collezione furono rimossi e chiusi nei caveau. Di importante valore storico sono le fotografie risalenti al 1943 che immortalano gli operai intenti a sigillare alcuni cimeli del XV secolo in casse di legno numerate. In quel periodo furono cruciali gli investimenti di magnati e benefattori dell’arte, tra cui banchieri e proprietari di fondi d’arte, che misero a disposizione le risorse e la volontà di prelevare dai corridoi del palazzo i lavori magistrali di Mantegna, Bellini e Caravaggio.

La rimozione dei capolavori della Pinacoteca, poi accolte nel caveau della Cassa di Risparmio delle Provincie Lombarde. Le operazioni di trasferimento proseguirono fino al 1943

La riapertura allora e oggi – Quando il museo riaprì nel 1950 l’atmosfera era cambiata. Gli amanti e gli studiosi dovettero aspettare fino al 1953 per rivedere tutte le opere tornare al proprio posto. Alcune casse giacevano ancora nei caveau, e in pochi anni la fortezza si trasformò in una sorta di prigione. Ai giorni nostri, al posto delle opere mancanti ci sono le nuove modalità con cui usufruire dei beni culturali. Ingressi ridotti a 152 persone, distribuite nelle diverse sale a seconda dell’ampiezza degli ambienti. I visitatori, inoltre, devono completare il percorso indicato nel tempo massimo di un’ora e mezza e senza poter tornare indietro. Un punto a favore dell’unicità della contemplazione. Obbligatori mascherina, disinfettanti e misurazione della temperatura corporea.

Non solo limiti – Il lockdown ha rappresentato anche un’occasione per gli spazi culturali. Alla Pinacoteca hanno deciso, per esempio, di lasciare l’ingresso gratuito fino al 30 settembre per tutti i visitatori. «Un modo di dire grazie alla città, di esserle riconoscenti», spiega Bradburne, che ha sottolineato come un museo sia un luogo in evoluzione coi tempi. E i tempi, appunto, sono cambiati. Così, gli ospiti del museo vedono cambiare anche il modo di godere dell’arte. Con il proprio biglietto possono ricevere il link a “Brera Box”, uno spazio digitale dove ciascuno può ricevere informazioni con attività personalizzate per preparare la visita. Le novità riguardano anche il Cenacolo, opera legata alla Pinacoteca, che vede ingressi scaglionati per 5 persone ogni 15 minuti. Una suddivisione che però dona la possibilità ai visitatori di poter ammirare la meraviglia dell’opera di Leonardo.