La situazione è sotto controllo, ma nella fase 2 le misure negli istituti penitenziari non saranno allentate. Il 27 aprile i direttori di San Vittore, Bollate e Opera hanno fatto il punto in video-collegamento sulla gestione delle carceri milanesi alla sottocommissione del Comune di Milano. I miglioramenti si sono registrati sia dal punto di vista sanitario, sia su quello della formazione del personale e dei detenuti per la prevenzione dal virus. Per non compromettere questo quadro positivo e rischiare di vanificare i sacrifici di questi due mesi, colloqui familiari e altre forme di rapporti con l’esterno non saranno ancora riaperti.

La gestione dell’emergenza – Dopo la crisi delle carceri del 9 marzo, causata dalla sospensione dei colloqui con i familiari e culminata con la rivolta dei detenuti di San Vittore, i direttori hanno investito il più possibile sulla formazione del personale di polizia penitenziaria e anche sugli stessi detenuti riguardo ai rischi di trasmissione del coronavirus e le buone pratiche per evitarlo. «L’organizzazione di Medici senza frontiere ci ha fornito un grande supporto», ha commentato il direttore di San Vittore, Giacinto Siciliano. «Ci hanno aiutato con i protocolli per gestire le situazioni di emergenza. Eravamo in una situazione di overbooking e non avevamo celle singole per l’isolamento: era sufficiente che una persona fosse positiva perché tutte le altre fossero a rischio». In pochi giorni si è potuto arrivare all’autosufficienza nelle operazioni di sanificazione e far capire a tutti i detenuti l’importanza delle regole di igiene e di distanziamento sociale, «anche sui rischi che visitatori esterni possono portare dall’esterno», ha ricordato Siciliano.
«A Bollate il problema più grande è stato gestire i detenuti in permesso premio che non sono più potuti uscire. Anche stamattina tutti mi aspettavano con testo alla mano, per leggere le novità. Ma novità non ce ne sono ancora», ha spiegato la direttrice Cosima Buccoliero. «Emergency ci ha supportato per i comportamenti da consigliare ai detenuti. La situazione all’interno è piuttosto serena». Anche al carcere di Opera la situazione è in linea con le altre. «Sono stati gli stessi detenuti a chiederci misure responsabili, come l’autoisolamento: ogni sezione si è organizzata perché i detenuti abbiano contatti solo con quelli della propria», ha concluso il direttore Silvio Di Gregorio.

I contagi – Il numero di contagi nelle carceri milanesi è stato contenuto proprio grazie agli investimenti sulle procedure di sicurezza e sulla formazione di agenti penitenziari e detenuti. «Contiamo 230 isolati nelle carceri lombarde, di cui 122 negli istituti milanesi. Dei 24 detenuti positivi, 21 sono a Milano», ha specificato il provveditore per le carceri, Pietro Buffa. «La fase due non ha modificato le limitazioni ai colloqui, perché temiamo che arrivi un periodo più complesso da gestire. Allentando il lockdown, all’esterno delle carceri aumenterà la mobilità e quindi il potenziale rischio di contagio». Per Roberto Ranieri, dirigente medico al reparto di medicina penitenziaria dell’ospedale San Paolo di Milano, l’allentamento delle misure per ora rimane giustificato da un dato: «Seguendo una strategia di chiusura, abbiamo ritardato il verificarsi dei casi. Nelle zone critiche, come Bergamo e Brescia, non c’è stata diffusione. Abbiamo evitato la strage».

Scarcerazioni e progetto di housing – Un altro fattore che ha giocato a favore del basso numero di contagi è stato l’alleggerimento della pressione sulle carceri a livello di numero di detenuti. Secondo i dati forniti dai direttori, da San Vittore sono stati trasferiti 150 detenuti e altri 50 scarcerati secondo le disposizioni del Decreto del presidente del consiglio dei ministri (Dpcm). A Bollate ne sono stati scarcerati 220, mentre a Opera 120, «anche se 60 sono arrivati al centro clinico del carcere da altri penitenziari», ha specificato Di Gregorio. La direttrice Buccoliero ha però rilevato «difficoltà nel trovare un domicilio adatto alle scarcerazioni domiciliari». Per questo motivo il dottor Ranieri ha illustrato una possibile soluzione: «La settimana prossima è attesa una delibera da parte del Comune di un progetto di housing, per portare in case individuate almeno 200 detenuti che possono uscire ma non hanno un posto in cui andare. Sempre però valutando la sicurezza a livello sanitario».