Yimi Yang e Lu Yuang sono due ragazze italiane con un grande cuore cinese. Nei giorni precedenti ai primi contagi a Milano avevano raccontato sui social la loro “delicata” posizione. Discriminate sulla metro solamente perché “portatrici di occhi a mandorla” hanno cercato di affrontare al meglio la minaccia della disinformazione legata alla diffusione del virus. Poi Covid-19 è arrivato anche in Italia e il loro impegno ora si è raddoppiato.

Yimi Yang e Lu Yuang

«All’inizio avevo paura ad uscire di casa», racconta Yimi Yang, nata in Italia e cresciuta a Carpi: «avevo paura della reazione delle persone in strada, ma non è colpa loro se hanno paura di essere contagiati o se vogliono starmi lontani in metro, li capisco». Yimi studia economia all’Università Cattolica di Milano, i suoi genitori hanno un ristorante cinese che nell’ultimo periodo è deserto. «Su di me il Coronavirus ha avuto un grosso effetto psicologico. Era da mesi che preparavo le application per fare un master in Inghilterra e ora mia mamma mi ha detto di ripensarci, non potrò più andare». Lu Yuang è nata e cresciuta a Milano, lei ha saputo del virus leggendo il Corriere della Sera: «La prima cose che ho pensato è stata: oddio il razzismo aumenterà! Poi però ho notato che in realtà si tratta di paura e io non biasimo gli italiani perché sono nella mia stessa situazione, sono bombardati dalle notizie e si preoccupano. L’arma più efficace contro la discriminazione è proprio quella di diffondere le informazioni giuste» sottolinea Lu.

È per questo motivo che Yimi, presidente del CCSA (Catholic Chinese Student Association), e Lu, amministratrice dei social dell’associazione, una volta realizzata la gravità della situazione si sono attivate per informare con dati scientifici e attendibili la comunità cinese e italiana. Insieme alle associazioni studentesche cinesi – e non solo – di Milano, hanno già inviato materiale sanitario a Wuhan, e il secondo carico era pronto a partire.

View this post on Instagram

Per essere vicini ai concittadini cinesi, la CCSA sta collaborando con tutte le associazioni studentesche di Milano, Firenze e Roma, in una raccolta di fondi per comprare materiale medico da spedire negli ospedali di Wuhan. E’ già stato spedito un carico di 200 tute hazmat (di isolamento) e 200 camici chirurgici, e ci stiamo impegnando per organizzare un secondo carico. In pochi giorni sono stati raccolti 65279? (circa 8000€) grazie alle donazioni, di cui 39000? solo a Milano. Chiunque voglia contribuire, di seguito le coordinate bancarie: Beneficiario: Associna (@associna_official ) IBAN: IT70P0339921500CC0030100001 Causale: Donazione Progetto AntiVirus. . Grazie a chiunque voglia aiutarci contro questa battaglia. Ad Maiora!

A post shared by CCSA Chinese Association (@cattolicacsa) on

«Milano è molto aperta, ha reagito bene. Se ci fosse un contagio fra una settimana le cose cambierebbero, aumenterebbe la paura anche per noi. Prima che arrivasse la notizia del contagio dei due turisti a Roma noi ci stavamo già muovendo per le donazioni, ma poi ci siamo fermati. La prima cosa che abbiamo pensato è stata dobbiamo aiutare prima l’Italia. Ho fatto il corso della Croce Rossa e anche lì si dice che prima di aiutare qualcuno devi essere in sicurezza tu, è la stessa cosa» dice Lu.

Queste sono state le risposte delle ragazze il giorno prima che scoppiasse la notizia del primo contagiato a Codogno, nel lodigiano.

Dopo lo shock iniziale, la risposta dei ragazzi delle associazioni di studenti cinesi non si è fatta attendere: il secondo stock di mascherine raccolto per Wuhan dalla comunità cinese verrà donato a chi ne ha bisogno, proprio a Milano. Di seguito le informazioni per il ritiro.