La “Maestà sofferente” e il movimento insofferente. Polemiche per l’installazione dell’archi-designer Gaetano Pesce inaugurata sabato 6 aprile in piazza Duomo in occasione del Salone del Mobile e della Design Week. L’opera, intitolata  “Maestà sofferente”, è una smisurata poltrona “a forma di donna” trapunta di frecce e assediata da diverse teste di belve che ne sorvegliano il corpo legato a una palla da carcerati. Un omaggio al modello UP 5&6 ideato 50 anni fa dall’artista ligure come simbolo domestico della violenza sulle donne. Donne che però si sentono mal rappresentate: è la solita creatura-oggetto codificata dalla cultura patriarcale, sostengono, e scendono in piazza per correggere quello che, ai loro occhi, è anche un deficit di rappresentanza.

Questa non è una donna – «Se il tema è la violenza sulle donne è giusto che parlino le donne» afferma il movimento antisessista “Non una di meno”, che nella giornata di domenica 7 aprile ha organizzato l’happening “Ceci n’est pas una donna” (con riferimento alla famosa Ceci n’est pas une pipe di Magrittte) per protestare contro la mancanza di una prospettiva autenticamente femminile. «Una rappresentazione della violenza che è ulteriore violenza sulle donne perché reifica ciò che vorrebbe criticare. La donna per l’ennesima volta è rappresentata come corpo inerme e vittima, senza mai chiamare in causa l’attore della violenza», si legge sulla pagina Facebook del movimento. Che ribadisce come l’opera porti la firma di un uomo e auspica «un’interrogazione profonda da parte del genere maschile sulla violenza agita nella storia e sull’immaginario cui attinge quando tenta di rappresentare il “femminile”».

“Se il tema è la violenza sulle donne è giusto che parlino le donne”

Questo non è un uomo – Un paradosso che il collettivo mette in scena per bocca di Monsier Poisson, un sedicente artista francese che altri non è se non una portavoce dello stesso movimento con barba e baffi da uomo. «Noi speriamo che quando qualcuno vuole mettere sotto i riflettori la violenza contro le donne e di genere lo faccia complessivamente, parlando insieme alle donne e con le donne» dichiara il movimento, che a proposito riporta i dati del fenomeno in Italia: una donna ogni tre giorni è vittima di femminicidio, l’obiezione di coscienza rispetto all’aborto è del 70%, oltre 1.400.000 donne hanno subito molestie sul luogo di lavoro, l’85% delle quali esercitano la professione giornalistica.

La lezione di Magritte –  Ad essere oggetto di dibattito è anche il fatto che l’opera, secondo il movimento, si discosterebbe troppo dalla forma antropomorfa: «Alla poltrona e al puntaspilli mancano infatti testa, mani e tutto ciò che esprime umanità in un soggetto». Licenza d’artista, obietterà qualcuno, e i più smaliziati noteranno la contraddizione col motto dell’iniziativa che richiama esplicitamente il celebre Tradimento delle immagini dipinto da Magritte. Agli inizi del secolo scorso, l’artista rifletteva sul linguaggio per rivendicare la distanza tra l’arte e l’oggetto rappresentato. Volendo lanciare una provocazione, quindi, immaginiamo che Gaetano Pesce risponda come Magritte: «Questa non è una donna, è la rappresentazione di una donna», rivendicando la relazione che da sempre l’arte intrattiene col simbolico, da Leonardo a Picasso fino ad arrivare a Banksy.

Il golem – L’arte per l’arte, dunque, di contro a un’arte militante, o presunta tale, che senta l’esigenza di dialogare con la base della sua militanza. Pena l’oggettualizzazione non già della donna ma dell’arte stessa, esanime feticcio borghese non più al passo coi tempi. Possiamo discuterne a lungo, ma constatiamo come stavolta la realtà si sia rovesciata al punto da confezionare un capolavoro autentico. Con Maestà Sofferente, infatti, Gaetano Pesce ha dato vita a un golem che si è ribellato al suo creatore. Il quale nella misura del suo fallimento artistico è riuscito a raccogliere la voce della protesta in modo che sarebbe difficile immaginare più efficace. L’artista, di certo, non ha preso contatti col movimento: se l’avesse fatto non avrebbe potuto pensarla meglio.