Era il fiore all’occhiello che aveva fatto vincere a Milano il ballottaggio con la città turca di Smirne. Ma ora la rete di canali che sarebbero dovuti arrivare nel parco espositivo di Expo 2015, potrebbe essere ricordata solo come un grande pasticcio.
Troppi problemi di impatto ambientale per le “Vie d’Acqua”, hanno sostenuto per mesi i comitati dei cittadini e degli ambientalisti. Una battaglia che è stata vinta, perché è arrivato lo stop del Comune: i canali non attraverseranno più i parchi cittadini a ovest di Milano e, con ogni probabilità, ci saranno solo dei tubi sotterranei e invisibili che attraverseranno la città e porteranno acqua nel sito dell’Esposizione Universale.
“Nel nuovo disegno – ha spiegato Giuseppe Sala, Amministratore delegato di Expo – la realizzazione dovrebbe limitarsi a un’opera idraulica che non interessa i parchi della corona urbana ovest di Milano, ma che sarà in grado comunque di garantire il flusso d’acqua verso la Darsena e di svolgere una funzione di irrigazione per il sistema agricolo”.
Doveva essere “uno degli elementi distintivi e di maggiore riconoscibilità dell’Esposizione Universale di Milano”, così si legge nelle linee guida del piano sulle Vie d’Acqua, un progetto che voleva riportare Milano ad essere quella città sull’acqua che nel 1700 la faceva paragonare a Venezia. Ma è stato, fin da subito, ridimensionato, passando da un investimento di 331 milioni a poco più di 100 milioni di euro.
Del progetto iniziale erano rimasti poco meno di 20 chilometri di canali e piste ciclabili: una rete di canali a nord e a sud-ovest di Milano necessari per collegare il canale Villoresi con il Naviglio grande passando attraverso il sito Expo, fino alla Darsena, il vecchio porto di Milano.
Il tratto a sud-ovest è quello finito sotto accusa, con i canali che avrebbero dovuto attraversare il Bosco in città, il parco delle Cave, il parco di Trenno, il parco Pertini. Secondo i comitati No Canal, No Expo e Cambia Canale, sarebbe stato solo un fosso di cemento in mezzo alla città, che poteva provocare gravi danni all’ambiente e all’ecosistema.
Ora bisognerà capire come e se concludere i lavori per quello che era uno dei progetti simbolo di Expo 2015. Anche perché alle società sono stati già assegnati gli appalti, e quindi si rischiano penali altissime.
Enrico Tata