Otto miliardi di patrimonio, di cui oltre 3 erogati per 24.852 progetti di utilità sociale: lotta alla povertà, ricerca scientifica, housing sociale, rinascita delle periferie. Questo il bilancio dei risultati raggiunti da Fondazione Cariplo tra il 1997 e il 2019, i 22 anni di presidenza di Giuseppe Guzzetti. La giornata-evento Futuro (per il) Prossimo di lunedì 8 aprile non ha solo ricordato le conquiste del colosso del welfare negli ultimi sei anni ma è stata soprattutto l’occasione di salutare Guzzetti, ufficialmente in carica fino al 27 maggio, giorno del suo 85esimo compleanno.

Un saluto e un arrivederci – In molti hanno voluto salutare il Presidente in una delle sue ultime uscite pubbliche. Centodieci giornalisti alla conferenza stampa nel Foyer del Teatro La Scala, 1800 ospiti riuniti nella suggestiva cornice del Piermarini per Futuro per l’evento condotto dalla giornalista Tiziana Ferrario. I primi a salutare Guzzetti sono  Alexander Pereira, direttore artistico de La Scala, il sindaco di Milano Beppe Sala e il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, che ricordano l’importanza del suo ruolo per lo sviluppo di Milano e della Lombardia. Augurando che la giornata sia solo un arrivederci e non un saluto, Fontana ricorda che la Cariplo di Guzzetti ha racchiuso per anni in sè lo spirito lombardo: «fare, lavorare, puntare il cuore oltre l’ostacolo tenendo sempre un occhio alla cultura». Nessuna anticipazione sul nome del successore ma, per il Presidente, visibilmente commosso durante il discorso finale, se c’è una sicurezza, è quella che «il dopo Guzzetti sarà meglio di oggi e le priorità della Fondazione, anche con un cambio di guida, non saranno diverse da quelle di oggi». Nel parterre del Teatro, i big delle banche, della finanza e dell’universo politico-sociale milanese: i vertici al completo di Intesa, a partire dal presidente emerito di Intesa, Giovanni Bazoli, il presidente Gian Maria Gros-Pietro e il ceo Carlo Messina. A porgere i saluti a Guzzetti anche Romano Prodi, il presidente di Cdp Massimo Tononi e l’ex vicepresidente di Unicredit Fabrizio Palenzona, Massimo Tononi (Cdp), Alessandro Decio (Sace), Marco Alverà (Snam), Corrado Passera (Illimity), Francesco Profumo (Compagnia di Sanpaolo), Stefano Buffagni (M5S), il ministro della Cultura, Alberto Bonisoli, gli ex ministri Dario Franceschini e Maurizio Martina.

Le esibizioni – Spazio anche all’arte. A intervallare gli interventi degli ospiti, entrano in scena il Coro delle Voci Bianche dell’Accademia del Teatro alla Scala, seguito dal Coro La Nave di San Vittore che si esibisce, diretto da Paolo Foschini, sulle note di Va Pensiero del Nabucco di Giuseppe Verdi. Tra le due performance corali, l’attrice Sonia Bergamasco legge un brano tratto dai “Promessi Sposi”.  

 

 

 

Lotta alla povertà e investimenti nel capitale umano- Molte le tematiche trattate care alla Fondazione e molti i problemi ancora da risolvere. Tra questi la povertà, in particolare infantile: «Ci sono 200 mila giovani in Lombardia che non studiano né lavorano. Ci sono 1,2 milioni di bambini in Italia in povertà assoluta e a Milano sono 21 mila. Non possiamo accettare questi disagi sociali. In tre anni a Milano questa povertà sarà estirpata. Prendo questo impegno sapendo che sarà mantenuto», dice Guzzetti. E non ci sarà più spazio per la paura, dice, ancora, citando Papa Francesco: «La paura è l’inizio della dittatura». Per il Presidente, «un vero cattolico democristiano», come è lui stesso a sottolineare più volte, la filantropia moderna deve essere ispirata dall’obiettivo di mettere «l’economia al servizio dell’uomo», promuovendo la collaborazione tra enti privati e istituzioni pubbliche. Il rapporto pubbico-privato non deve essere, dunque, dicotomia, ma sinergia nel rispetto delle reciproca indipendenza. Un privato che sia autonomo a garanzia del pluralismo democratico e in grado di collaborare con lo Stato per valorizzare il capitale umano, «un privato sociale in costante crescita che non è più terzo settore, ma è ormai ascrivibile quantomeno al secondo settore», dice Guzzetti, definendo l’attività filantropica «un vero e proprio welfare di comunità». Un altro dei punti focali del lavoro della Fondazione è stato e rimane quello delle riqualificazione delle periferie che, ripete il Presidente, deve continuare a provenire «dal basso» con la partecipazione diretta di chi, nei quartieri ai margini, ci vive. Progetti di integrazione, su modello di quelli portati avanti dal 2016 a Corvetto e Chiaravalle in collaborazione con l’amministrazione Sala, devono continuare a sfruttare il sodalizio tra pubblico e privato per «mettere gli ultimi al centro di Milano».

di Martina Piumatti e Giacomo Cadeddu