Da questa settimana, ogni venerdì, su La Sestina la recensione di tre film in uscita nel weekend nelle sale milanesi. A cura di Davide Gangale
Alì ha gli occhi azzurri di Claudio Giovannesi @ Uci Bicocca, Eliseo
Nader e Stefano vivono a Ostia una settimana difficile della loro adolescenza e della loro amicizia. Nader è un arabo italiano di seconda generazione, un Alì dagli occhi azzurri in rotta con le tradizioni culturali di famiglia che si ribella alla rigida morale sessuale di cui lui stesso, tuttavia, si dimostra vittima e custode quando si tratta della sorella minore. Nader non somiglia affatto a suo padre. Al contrario di Stefano, compagno di strada e di piccoli furti, rapine e risse in discoteca.Claudio Giovannesi trasporta in questo film, premio speciale della giuria alla settima edizione del Festival internazionale del film di Roma, la famiglia egiziana emigrata a Roma già vista nel suo documentario Fratelli d’Italia, nel tentativo cinematograficamente felice di raccontare la presa di coscienza da parte del protagonista dei conflitti che animano e agitano il suo quotidiano percorso di ricostruzione identitaria in terra d’emigrazione. Un film in cui lo stile documentaristico di Giovannesi si mescola bene all’invenzione narrativa, dando vita a un racconto ibrido e aperto, problematico senza pesantezze.
Amour di Michael Haneke @ Anteo, Apollo
E’ difficile parlare di Amour. Lo dimostra il silenzio della sala al termine della proiezione, gli spettatori che lasciano il cinema senza dire una parola, come se fossero preoccupati di non fare rumore. Come se stessero uscendo in punta di piedi dalla casa di Georges e Anne, la coppia di anziani al centro del film, dopo due ore d’immersione nell’intimità del loro vissuto, ferito dalla malattia che colpisce Anne a seguito di un’operazione malriuscita. Haneke ci costringe a vedere ciò che non vogliamo vedere. La realtà della vecchiaia e della malattia, la fatica e la sgradevolezza dell’accudire di persona chi non è più autosufficiente, l’amore necessario per farlo fino in fondo, gentile e mostruoso allo stesso tempo. In ogni inquadratura di Amour la macchina da presa conserva una rispettosa quanto lucida distanza. E dalla fotografia diretta da Darius Khondij, da ogni singola scena, traspare la disarmante quotidianità di un dramma irrimediabilmente privato, di un amore che arriva ad essere escludente nella sua profonda e spietata tenerezza. Un film fatto di sguardi e di gesti, capaci di far riflettere a lungo. Recitato impeccabilmente da Jean-Louis Trintignant e da Emmanuelle Riva. Assolutamente da vedere.
Io e te di Bernardo Bertolucci @ Eliseo, Plinius
Il film racconta di Lorenzo e Olivia, figli di madri diverse e di uno stesso padre, assente nel film e nelle loro esistenze, ma non negli incubi ad occhi aperti di Lorenzo e nei traumi da abbandono di Olivia. Lorenzo ha 17 anni ma continua narcisisticamente a giocare a nascondino con la vita come farebbe un bambino spaventato. Olivia è più adulta, beve, fuma e si fa d’eroina. I due s’incontrano per caso, nello scantinato dove Lorenzo ha deciso di rifugiarsi per una settimana fingendo d’essere andato in gita con la scuola. Tra le bugie che Lorenzo racconta al cellulare a sua madre e gli sforzi di Olivia di liberarsi dall’eroina, nello scantinato c’è abbastanza spazio per un lento (ri)conoscersi e venirsi incontro reciproci. Per realizzare un passaggio difficile, che Bertolucci racconta con linguaggio poetico ma asciutto, privo di autocompiacimento e di tentazioni estetizzanti, dalla violenza e dalla cattiveria dell’essere soli all’umana possibilità d’essere in due. I protagonisti di “Io e te” si avvicinano prendendosi cura l’uno dell’altra, scoprendo il potere terapeutico della relazione. Si scontrano per arrivare a potersi abbracciare nella scena più bella del film, sulle note della versione italiana di Space Oddity. Film intenso ed emozionante, sceneggiato a quattro mani da Bernardo Bertolucci e Nicolò Ammaniti, tratto dall’omonimo romanzo di quest’ultimo ma reintepretato da Bertolucci, che sceglie di cambiare il finale lasciandolo aperto, ma resistendo alla banalità di un happy end. La colonna sonora firmata The Cure, Red Hot Chili Peppers, The Muse e David Bowie e l’interpretazione potente della catanese Tea Falco, alias Olivia, protagonista femminile al suo esordio cinematografico, lasciano il segno.
Davide Gangale