Acciaio di Stefano Mordini @ Eliseo

Un fascio di luce che sembra quello di un proiettore. L’interno di un capannone di lamiera. Lo sfondo del mare. Due ragazzine sdraiate nello stesso letto: Anna e Francesca. Una dorme e l’altra le accarezza i capelli. Siamo a Piombino, una delle ultime città italiane dell’acciaio. Nella  fabbrica Lucchini (ex Ilva) lavora Alessio, il fratello di Anna. “Passa da un padrone all’altro, ma la fabbrica è sempre lì”. Una sicurezza e una maledizione, nel film come nella realtà. Stefano Mordini porta sullo schermo il romanzo d’esordio di Silvia Avallone, raccontando con lentezza l’amicizia e il sesso adolescenziali nella quotidianità della provincia operaia toscana. Le vite di Anna e Francesca non sembrano poi così diverse da quelle degli adulti che le circondano. Anzi. A coppie, a distanza di qualche sequenza, personaggi con età diverse si rivolgono in fondo le stesse domande. Una in particolare: perché il futuro dev’essere sempre altrove, da un’altra parte? Le risposte restano sospese sull’orizzonte, dove s’intravede l’isola d’Elba.

Argo di Ben Affleck @ Apollo, Anteo, Colosseo, Uci Cinemas Bicocca

Argo: la fantascienza – o meglio la CIA in collaborazione con Hollywood – che ti salvano la vita in Iran. Ben Affleck narra la storia vera di Antonio Mendez, agente segreto specializzato in esfiltrazioni, le operazioni coperte organizzate dai Servizi per evacuare personale diplomatico da contesti ostili, e del falso film prodotto sul serio da Hollywood nel 1979 durante la crisi degli ostaggi Usa in Iran. Sei cittadini degli Stati Uniti bloccati in casa dell’ambasciatore canadese riescono rocambolescamente a fare ritorno in patria passando dritti dritti (o quasi) per il bazar di Tehran. Affleck è contemporaneamente regista e attore protagonista di un film nel complesso troppo didascalico, che riesce a banalizzare una storia di per sé estremamente suggestiva recuperando mordente solo nelle scene d’azione. Per il resto Argo costruisce una rappresentazione piuttosto piatta del “nemico” islamico, offrendo al tempo stesso un’immagine auto-celebrativa di Hollywood e dell’agente segreto CIA tutto sacrifici e famiglia, attraverso dialoghi serrati ma frettolosi, infarciti di massime dozzinali. Poche e superficiali vibrazioni.

Cosimo e Nicole di Francesco Amato @ Eliseo

Cosimo e Nicole s’innamorano a Genova, durante le manifestazioni di protesta contro il G8 del 2001. Non c’è però la politica al centro del film diretto da Francesco Amato, e nemmeno la violenza della polizia, che pure s’intravede nelle sequenze iniziali. C’è una storia d’amore, perso e ritrovato, che si snoda in viaggio, tra l’Italia, la Francia e il Belgio. E c’è la musica come principio vitale. Dopo il G8, Cosimo e Nicole decidono di rimanere a Genova a lavorare per Paolo, organizzatore di eventi live e montatore di palchi per concerti. Non li monta soltanto, ma li benedice pure, “nel nome del punk, del blues e del rock and roll”. Nonostante le sue benedizioni, però, qualcosa va storto: Alioune, ragazzo immigrato clandestinamente dalla Guinea per sfuggire alla guerra, cade dall’impalcatura su cui sta lavorando assieme a Cosimo. Anziché portarlo in ospedale, i tre decidono di abbandonarlo, credendolo morto. Il rapporto fra Cosimo e Nicole comincia così a incrinarsi. Mentre Cosimo viene promosso a fonico in segno di riconoscenza, Nicole si convince che Alioune sia ancora vivo. La storia è raccontata dalle voci parzialmente fuori campo dei protagonisti. Sul palco si alternano Marlene Kuntz, Verdena, Bud Spencer Blues Explosion, Afterhours. Regia accattivante, bravi e ben assortiti Riccardo Scamarcio e Clara Ponsot. Siamo lontani dal cinema di denuncia, ma il film non ha questa pretesa. Consigliato. 

Davide Gangale