Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano

Il Presidente Napolitano visiterà la «realtà angosciosa» di cui aveva parlato nel discorso di fine anno. Mercoledì 6 febbraio vedrà il carcere di San Vittore per dare un segno tangibile del suo interessamento al problema «inumano e degradante» – così l’ha definito la Corte europea dei diritti dell’uomo – del trattamento dei detenuti nelle carceri italiane. Una situazione drammatica, più volte censurata dalle istituzioni Europee che «non fa onore al nostro Paese – ha detto il Presidente – ma, anzi, ne ferisce la credibilità internazionale».

Quello del sovraffollamento carcerario è un problema gravissimo e ineluttabile, come testimoniano i dati: più di 66 mila reclusi a fronte di 45 mila posti disponibili. Una questione vissuta anche a San Vittore, penitenziario nel centro di Milano, con celle che esplodono e una struttura ormai decrepita per l’assenza di efficaci ristrutturazioni.

La visita di Napolitano al penitenziario milanese durerà un paio d’ore, durante le quali il capo dello Stato dovrebbe intrattenersi a colloquio con gli operatori dell’istituto di pena, con esponenti del volontariato e con una rappresentanza dei detenuti, con la volontà di approfondire la riflessione sul problema carcerario, sul quale è intervenuto più volte. L’ultima appena qualche settimana fa, dopo la condanna dell’Italia emessa dalla Corte europea dei diritti dell’uomo per il trattamento dei detenuti. «Un nuovo grave richiamo all’insostenibilità della condizione in cui vive gran parte dei detenuti nelle carceri italiane – ha affermato il Presidente Napolitano -. Una mortificante conferma della perdurante incapacità del nostro Stato a garantire i diritti elementari dei reclusi in attesa di giudizio e in esecuzione di pena». Una questione, ha detto, che «deve ora poter trovare primaria attenzione anche nel confronto programmatico tra le formazioni politiche che concorreranno alle elezioni del nuovo Parlamento»

Pochi giorni prima della visita del Presidente al carcere di San Vittore, don Virginio Colmegna, direttore della Casa della Carità di Milano, attualmente in sciopero della fame contro quella che ritiene un’ingiustizia giudiziaria, ha presentato a Palazzo Marino l’appello “Carcere, diritti e dignità”. In collaborazione con l’associazione Antigone Lombardia, Camera penale di Milano e Centro Ambrosiano di solidarietà, Avvocati per niente, Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione e l’Osservatorio carcere e territorio Milano. Il documento chiede la depenalizzazione dei reati minori, più l’applicazione di pene alternative alla detenzione e la cancellazione di tre leggi: la Fini-Giovanardi relativa agli stupefacenti, la ex-Cirielli sulla recidiva, la Bossi-Fini sull’immigrazione. Delle norme ha ricordato Antonella Calcaterra, della Camera penale di Milano, «che stanno riempiendo le carceri di persone che hanno commesso piccoli reati e che potrebbero più efficacemente essere seguite con altre misure».

Gabriele Principato