Una nuova area verde sarà dedicata il 4 maggio allo scrittore italiano più tradotto in assoluto. Non è Dante, né Manzoni, e nemmeno Elena Ferrante. È Giovannino Guareschi, il padre di Don Camillo e Peppone. L’intitolazione del parco nel Vigentino, tra via dei Guarnieri e via Chopin, è la prima del Comune di Milano per l’autore della saga di Mondo Piccolo. A oltre cinquant’anni dalla sua morte arriva infatti il riconoscimento di un legame tra l’autore e la città, ricordati dallo stesso nell’arco di tutta la sua vita. Alla cerimonia di intitolazione saranno presenti il figlio, Alberto Guareschi, e l’attore Enrico Beruschi, che leggerà alcuni suoi brani.

La fortuna letteraria – Guareschi, come testimoniano 20 milioni di copie vendute, è noto in tutto il mondo come lo scrittore della saga dei cittadini di Ponteratto. Il parroco emiliano, proprio come lo stesso autore (profondamente cattolico e in antagonismo con il Partito Comunista), è in costante e viva contrapposizione con Peppone, il sindaco “rosso” del paesino. La fama dell’epopea di campagna è stata amplificata anche dalle numerose trasposizioni cinematografiche girate soprattutto nel paese di Brescello (che vanta una statua del prete e la nomea di “paese di Don Camillo”), creando una associazione fissa tra i personaggi e gli attori, Fernandel e Gino Cervi per primi. Il successo dell’opera è stato così grande da ispirare degli adattamenti in Vietnam, in cui un bonzo buddista litiga costantemente con il commissario del popolo locale.

Il giornalismo e la satira – Guareschi era noto ai suoi contemporanei, però, anche per l’attività di giornalista e caricaturista. La sua satira pungente, spesso espressa nella forma di vignette, gli ha fatto guadagnare alcune condanne per offesa ai capi di Stato Einaudi e De Gasperi, per le quali finì in carcere. È stato il direttore del periodico Candido di ispirazione monarchica, e ha realizzato la seconda parte del film La rabbia, con l’aiuto della caporedattrice del Borghese Gianna Preda (dopo che la prima era stata fatta da Pier Paolo Pasolini).

L’internamento – Come ricordato da Sergio Mattarella lo scorso 25 aprile, non sono solo i meriti letterari a fare di Guareschi un personaggio memorabile. Dopo l’annuncio dell’armistizio che nel settembre del 1943 ha sancito l’uscita dell’Italia dalla seconda guerra mondiale, rifiutò infatti di unirsi alla Repubblica Sociale: fu arrestato, imprigionato e successivamente internato per due anni nei campi di concentramento tedeschi in Polonia e in Germania insieme ad altri Imi (Internati Militari Italiani). Qui compose La favola di Natale, un racconto musicato del suo sogno di libertà, e in seguito alla sua liberazione scrisse un Diario clandestino del suo periodo di prigionia.