Un mestiere per pochi, ma buoni. Giornali più sottili. Contenuti on-line a pagamento. Pubblico giovane. Quello che Petez Gomez, direttore de ilfattoquotidiano.it, descrive al convegno organizzato dall’Ordine dei Giornalisti della Lombardia “la filiera della carta stampata nell’era del web” non è solo il futuro della professione, ma il passaggio necessario per sopravvivere e recuperare la fiducia dei lettori. Una sfida che i giornalisti, «quelli bravi – precisa Gomez – possono vincere, gli altri cambieranno mestiere».

Il giornalista parte dalla constatazione del calo di credibilità dei giornali nei confronti del pubblico. La ragione sta nell’eccesso di fogliazione per ricavare più spazi pubblicitari. «Per un po’ le cose sono andate bene perché la pubblicità pagava molto – spiega il direttore – ma sul lungo periodo tutto quello spazio a non notizie ha danneggiato la credibilità delle testate». Adesso occorre invertire la tendenza. «La carta probabilmente non morirà, ma i giornali avranno meno pagine e dovranno contenere notizie e opinioni che il lettore non può trovare da altre parti – ne è convinto Gomez che continua -. Chi lavora nella carta dovrà avere il coraggio di “buttare” alcuni pezzi o passarli al web».

Diminuire la fogliazione però non basterà. «Old e new media si devono alleare e collaborare. Hanno bisogno l’uno dell’altro per sopravvivere – afferma Gomez -. Gli stessi giornalisti si troveranno a scrivere sia su carta che sul web». Il direttore de ilfattoquotidiano.it non crede che il sistema di paywall funzionerà per tutti i siti di informazione, ma solo per i più grossi come il Corriere della Sera e la Repubblica. Eppure è necessario di arrivare alla conversione del digitale che permetterà al web di sostenere la carta e la pubblicità non basta perché viene pagata troppo poco. «Io dirigo un sito che ricava 3,5 milioni di introiti dalla pubblicità, ma ne costa oltre 4,5 milioni. ilfattoquotidiano.it ha bisogno della carta per sopravvivere – spiega il giornalista -. Per farsi pagare i contenuti on-line bisogna cambiare il target. Dobbiamo cercare di conquistare il pubblico giovane».

Alessia Albertin