La conferenza stampa di Matteo Renzi è appena terminata, le sue dimissioni dalla Presidenza del Consiglio sono state consegnate alla storia. Dopo un lungo applauso, che accoglie le sue ultime parole, cariche di emozione, la Casa del Sì di Milano inizia a svuotarsi. Uno degli ultimi a rimanere, a consolare e farsi consolare, è Pietro Bussolati, segretario del Pd Milano Metropolitana.

Sorpreso delle dimissioni di Renzi?
«Non sono sorpreso, ha fatto quello che ha sempre detto e che è nel suo costume. Trovo giusto che si sia dimesso, così come sarebbe giusto, secondo me, che si vada a elezioni anticipate. Ma questo, ovviamente, lo dovrà decidere il presidente della Repubblica Mattarella».

Quello di Renzi è un addio o un arrivederci?
«Renzi ha sottolineato che le battaglie giuste devono essere sempre combattute. Questo lascia ampio spazio a future lotte per il riformismo. La sconfitta è stata dura, brutta. Bisogna analizzarla con calma e lavorare per allargare il campo di coloro che lavorano per il progresso in Italia».

Perché non siete riusciti a portare a casa il risultato?
«I fattori sono tanti. Sicuramente questi anni di difficoltà economica hanno prodotto una politicizzazione del voto anti-governista. Dispiace, perché ritengo che la riforma ci avrebbe consentito di dare più autorevolezza alla politica e di toglierle gli alibi».

Il buon risultato di Milano vi consola?
«Milano si conferma una città dove i temi del riformismo e dell’innovazione trovano accoglimento. Una città dove probabilmente è anche più semplice ragionare nel merito, senza eccessivi condizionamenti politicisti, come è avvenuto altrove. Però l’obiettivo non era vincere a Milano, ma vincere in Italia. E questo non è avvenuto».