Ancora tensioni in via Cagni a Milano, di fronte alla sede distaccata dell’Ufficio immigrazione della Questura. Nella tarda serata del 5 febbraio, all’esterno della caserma Annarumma, si sono radunati circa 400 richiedenti asilo per mettersi in fila e sperare di rientrare nei 120 appuntamenti che la Questura di Milano cerca di garantire settimanalmente per la ricezione delle istanze di protezione internazionale. Come ogni domenica notte, anche ieri i posti disponibili erano inferiori rispetto alle richieste. La polizia in tenuta antisommossa è intervenuta per placare il nervosismo delle persone in attesa da ore ed è volata qualche manganellata. Nella notte, sempre a Milano, il Cpr di via Corelli è stato oggetto di alcune proteste, sfociate in un incendio in alcune camere che provocato seri danni ai due padiglioni della struttura.

Polizia e richiedenti asilo davanti all’Ufficio immigrazione di via Cagni, Milano (foto di Niccolò Palla)

In fila – Il 5 febbraio la fila è stata aperta intorno alle 19. Rispetto alla settimana precedente, la coda era già ordinata e chiusa intorno alle 20. Dopo qualche ora, la polizia ha deciso però di redistribuire le persone nell’area verde che costeggia via Cagni, per evitare gli accalcamenti. Chi attendeva era però tranquillo: c’era chi dormiva e chi chiacchierava e chi mangiava qualcosa. Per il traferimento, pochi metri, la polizia li ha scortati a piccoli gruppi e poi  divisi per nazionalità. Gli agenti hanno precisato che lo spostamento era fatto in previsione del lavoro di selezione degli ingressi: valutazione lingua, eventuali vulnerabilità ed esigenze di ingresso prioritariio. I richiedenti asilo sono stati sistemati nel giardino antistante, chiusi da transenne e sono rimasti lì per un paio d’ore.

Qualche tensione – Poco dopo mezzanotte, l’ordine della fila è stato cambiato per la terza volta e soltanto 100 persone sono riuscite a entrare. Ci sono stati momenti di tensione, anche perché non è stato spiegato il criterio con cui sarebbe stata costituita la coda definitiva. «Forse dei criteri li hanno adottati (ad esempio, massimo 40 arabi, 30 francofoni e così via)» dice il Naga, associazione per assistenza sociosanitaria e diritti che segue i richiedenti asilo, «il problema è che tali criteri non sono stati resi noti e pertanto la selezione appare del tutto casuale».
Il nervosismo è cresciuto anche perché le persone erano già in fila da almeno sei ore, esposte al freddo e con la previsione di restare sul posto almeno fino all’indomani mattina. Di fronte alle richieste di chiarimento dei migranti, che si ammassavano davanti alle forze dell’ordine agitando fogli per aria per chiedere conto dei loro casi specifici, è scoppiato il caos e sono partite le manganellate (video di Niccolò Palla). Dopo qualche ora, la situazione è tornata sotto controllo ma i problemi dell’ufficio di via Cagni persistono.


Cpr di via Corelli – Nella notte, invece, nel Cpr di via Corelli di Milano, si sono verificate delle proteste di circa quaranta migranti ospitati nella struttura, sfociate in un incendio che ha coinvolto le camere e provocato seri danni a due padiglioni. Un uomo è stato traportati, per sintomi da intossicazione, all’ospedale Fatebenefratelli e altri sette sono stati assistiti sul posto. Le fiamme sono state spente intorno alle 4:30. La polizia sta ricostruendo le dinamiche dietro la rivolta e le rispettive responsabilità