poliziaIl capitale umano, in questo caso, non c’entra. A riportare la Brianza sotto i riflettori sono altri capitali, centinaia di milioni di euro, gestiti dalla ‘ndrangheta e concentrati a Seveso (Monza-Brianza) in una vera e propria banca clandestina. E’ la scoperta fatta dalla Direzione distrettuale antimafia di Milano che ha portato martedì mattina a 40 ordinanze di custodia cautelare, 21 in carcere e 19 ai domiciliari. Gli arrestati sono accusati – a vario titolo – di associazione mafiosa, riciclaggio, usura, estorsione, corruzione, esercizio abusivo del credito, intestazione fittizia di beni e società.

Il capo del clan smantellato, Giuseppe Pensabene, secondo il gip di Milano Simone Luerti era “una sorta di ‘Banca di Italia’”, con disponibilità giornaliere di enormi quantità di denaro contante, variabile dai 30 ai 60 mila euro. Pensabene e il suo gruppo criminale, spiega Luerti, ”hanno operato come una vera e propria banca clandestina”, in cui venivano riciclati i proventi delle estorsioni e dell’usura, grazie a un’ampia rete di società ma anche alla collusione di imprenditori e di impiegati postali e bancari.

Proprio quest’ultimo elemento rappresenta, secondo quanto ha scritto il gip, un ”dato nuovo e preoccupante”: la compenetrazione tra mafia e impresa, che ormai si è estesa da tempo in Lombardia e al Nord, vive grazie a ”un intenso e disinvolto connubio tra forme evolute di associazioni mafiose e imprenditori calabresi e lombardi, pronti a fare affari illegali insieme come se niente fosse”. Tutti gli imprenditori lombardi che hanno fatto affari con la cosca, infatti, come precisa Luerti, ”hanno perfetta conoscenza della natura non solo illegale, ma anche mafiosa dell’attività” del presunto boss Giuseppe Pensabene e ”cercano di trarre il maggior profitto dal rapporto illecito che instaurano, contenti di trovare una compiacente sponda ai propri disegni di egemonia economica”.

I capitali accumulati, oltre ad essere esportati in Svizzera e a San Marino, venivano reimpiegati dall’organizzazione in attività economiche nel settore edilizio, negli appalti e nei lavori pubblici, nei trasporti, nella nautica, nelle energie rinnovabili e nella ristorazione. Secondo gli inquirenti, inoltre, i membri dell’organizzazione avevano anche organizzato una raccolta di denaro per sostenere i familiari dei ‘ndranghetisti detenuti.

Francesco Loiacono