Policlinico Milano

La mappa del Policlinico di Milano (policlinico.mi.it)

Fuoco e fumo, manomissioni, bossoli. Si chiamano coincidenze, si legge sabotaggio. Potrebbe essere successo questo all’ospedale Policlinico-Mangiagalli di Milano. Dopo il quarto incendio in tre anni e mezzo, dieci giorni fa, la Procura ha aperto un’inchiesta. Perché i fatti allarmano pazienti e cittadini. E istituzioni. “Siamo preoccupati per gli episodi avvenuti, la nostra attenzione è massima”. Così l’assessore alla Salute della Regione Lombardia Mario Mantovani, contattato al telefono dall’Ansa.

Le indagini partite da Corso Vittoria vogliono scoprire chi c’è dietro gli episodi che hanno coinvolto gli edifici della Fondazione al centro di Milano. Le fiamme e il fumo che raggiunge via ascensore i reparti sono il gesto di un folle o una minaccia ai vertici? Poi ci sono i bossoli da caccia lasciati tempo fa vicino al compattatore di rifiuti della struttura sanitaria. Le attrezzature della sala operatoria manomesse: i comandi di un impianto per i gas medicali di una sala operatoria modificati e la valvola del tubo per l’aria compressa usata per pulire chiusa.

Secondo le prime ricostruzioni, l’ultimo incendio, quello del 19 maggio – una domenica pomeriggio, con le visite ai parenti in corso – si sarebbe sviluppato da un carrello per la distribuzione di materiale sanitario, riempito di carta, fermo nei sotterranei del padiglione Granelli. Il fumo è arrivato, senza costringere all’evacuazione, fino al secondo e al terzo piano, dove erano ricoverati anche i trapiantati di midollo osseo. Prima, a novembre 2011, mentre era ricoverato il giocatore del Milan Antonio Cassano, il fuoco sarebbe stato appiccato nel deposito di materiale per le pulizie al padiglione Moneta, uno di quelli da demolire. La seconda volta avevano preso a bruciare gli archivi della chirurgia pediatrica. E già a fine dicembre 2009, alla Mangiagalli erano state portate fuori ottanta mamme con i loro neonati a causa di un rogo di origine dolosa.

Giuliana Gambuzza