LatteI documenti acquisiti nelle segreterie del partito e le dichiarazioni messe a verbale nel corso dell‘interrogatorio. Riparte da qui l’inchiesta che ha scatenato una nuova bufera giudiziaria sulla Lega Nord.

Il 16 gennaio sono state perquisite le sedi di Milano e di Torino. La Guardia di Finanza ha portato via documenti e interrogato Loredana Zola, segretaria degli uffici piemontesi. Invece Daniela Cantamessa, che lavora per Umberto Bossi e altri dirigenti del partito, è stata sentita in Procura.

Al quarto piano del Palazzo di Giustizia, gli investigatori sono al lavoro nella stanza del pubblico ministero Maurizio Ascione. Ma i vertici della Lega non ci stanno. Parlano di un’accusa politica, un «complotto» messo a punto dalla Procura «perché il partito cresce nei sondaggi». «L’inchiesta riguarda una cooperativa privata che non ha alcun rapporto con il movimento», taglia corto il segretario nazionale Roberto Maroni.

L’operazione di mercoledì si inserisce nel filone dell’inchiesta sulle quote latte partita, nei mesi scorsi, dal fallimento della cooperativa agricola “La Lombardia” durante il processo finito in condanna. La società, ha stabilito la magistratura, usava il meccanismo delle quote latte per truffare lo Stato. Adesso la Procura ipotizza i reati di corruzione e bancarotta fraudolenta. Solo per quest’ultimo, precisa, potrebbe essere coinvolta la Lega.

Intanto il parlamentare nonché segretario della sede piemontese del partito Roberto Allassio, in un’intervista alla Stampa, ha ammesso di aver invocato l’immunità parlamentare durante la perquisizione. L’obiettivo: chiudere le porte di alcune stanze ai finanzieri.

Giuliana Gambuzza