I minorenni e i giovani adulti residenti negli Istituti Penali Minorili (IPM) in Italia sono 285, in calo del 23,8% rispetto a un anno fa . Nel solo 2021 il numero di ingressi è arrivato a quota 93, mentre le uscite si sono fermate a 86. Questi sono alcuni dei dati presentati nell’ultimo aggiornamento pubblicato dal Ministero della Giustizia lo scorso 24 febbraio. Sono 30 i ragazzi in custodia nell’Ipm “Cesare Beccaria” di Milano che, oltre scontare la pena, devono proseguire il proprio percorso scolastico. L’Associazione di promozione sociale (APS) 232 è uno dei gruppi di professionisti dell’educazione e della psicologia che collabora con le strutture di detenzione milanesi attraverso dei laboratori musicali e di scrittura. A fine marzo terminerà la raccolta fondi all or nothing che finanzierà “Inside The Beat, Outside The Box”: un progetto che porterà i laboratori di 232 anche nei quartieri della periferia di Milano.
232 APS – «Siamo nati a settembre del 2019 – racconta il vicepresidente dell’associazione, Fabrizio Bruno – dopo l’esperienza che abbiamo maturato nell’IPM “C. Beccaria”. Il nome proviene proprio dal numero interno del telefono della sala musicale dell’istituto: il 232. Abbiamo poi portato i nostri laboratori anche nella casa circondariale “San Vittore” e in altre comunità penali, ma sempre con l’obiettivo principale di educare. Attraverso il linguaggio della musica rap vogliamo dare l’occasione ai ragazzi di potersi esprimere, di potersi raccontare». I laboratori nascono, quindi, come modo per entrare in contatto con giovani che hanno avuto un’adolescenza difficile. Per loro la musica può essere uno strumento per comprendere il proprio vissuto.
Scendere in strada – Oltre che nelle strutture di detenzione, l’Associazione 232 è attiva anche nei quartieri della periferia di Milano. “Inside The Beat, Outside The Box” è un progetto che nasce dall’esigenza di andare incontro ai ragazzi nei loro spazi abituali. «Vogliamo portare la cultura in più luoghi possibile – spiega la presidente dell’Associazione, Ludovica Pirillo – renderla accessibile a tutti. Il contesto in cui lavoriamo non è diverso da quello degli istituti. Si parla sempre di privazione della libertà, che a causa della pandemia ora coinvolge tutti. I ragazzi hanno bisogno di aggregarsi, ma non sempre riescono a farlo in modo sicuro e creativo». La raccolta fondi che renderà possibile il progetto anche nei quartieri di Gratosoglio e Stadera di Milano terminerà il prossimo 28 marzo e finanzierà altri quattro laboratori rap dedicati, incursioni teatrali, la costituzione di una rete di mutuo soccorso e l’evento conclusivo. Per coinvolgere i giovani di queste realtà, 232 ha scelto una direzione precisa per il suo impegno: scendere in strada. «Attraverso la musica, tutto diventa spontaneo – spiega Pirillo – ma devi andare lì. Non puoi aspettare che vengano loro. Devi riuscire a intercettare i bisogni del gruppo, e lo puoi fare solo con una forte presenza sul territorio che è più efficace di qualunque social». A sostegno della raccolta fondi, numerosi artisti della scena musicale italiana stanno offrendo come ricompensa alle donazioni album, poster o accessori vari. Per esempio, i rapper Jack The Smoker ed Ernia, il quale metterà a disposizione il suo primo disco d’oro e due maglie del Milan autografate da lui.
Finalmente fuori il primo dei premi messi in palio dagli artisti che hanno sposato la causa.
Quanti persone possono dire…Pubblicato da 232 su Domenica 31 gennaio 2021
I laboratori – Fabrizio Bruno spiega perché è stata scelta la scrittura di testi musicali come strumento educativo: «Quando vieni in contatto con le tue emozioni più profonde puoi incontrare sensazioni anche spiacevoli, ma che con la scrittura possono essere superate. Il rap può rivelarsi per qualcuno anche un’opportunità, uno strumento per entrare nel mondo lavorativo». I laboratori di scrittura sono tenuti da una squadra di esperti in vari campi dell’educazione, della psicologia e dello spettacolo. Ciascuno mette in campo le proprie competenze per poter lavorare al meglio con i ragazzi. Insieme alla possibilità di raccontarsi attraverso la musica, gli viene offerta anche una concreta opportunità di lavoro nel mondo della musica. «Oggi musicista può esserlo chiunque, nel bene o nel male – spiega il rapper e testimonial del progetto, Jack The Smoker (pseudonimo di Giacomo Giuseppe Romano) – non c’è più il concetto di gavetta. Il giovane parla ai giovani, di cosa li rappresenta, e non è raro assistere al fenomeno del momento che fa un pezzo che funziona e viene assalito dalle case discografiche. Poi, però, bisogna vedere chi è in grado di trasformare il momentaneo successo in carriera. E i laboratori portano consapevolezza di saper fare qualcosa, che non si tratta solo di un caso». Al termine di “Inside The Beat, Outside The Box” si terrà un evento conclusivo dove i ragazzi potranno cantare i propri pezzi sullo stesso palco di Jack, «nella speranza che si potrà fare».
Il rap secondo Jack The Smoker – “La mia vita altalena, da un trionfo a un tonfo. Questa carriera è una galera e poi sei solo al mondo”, canta Jack in Come persa. Da più di 20 anni è tra i rapper più influenti della scena musicale milanese ed è l’artista che più di tutti si sta mettendo in gioco per questo progetto. «Voglio dare il mio aiuto – racconta – in una realtà dove l’intervento delle persone può migliorare una situazione. Il rap ha dato un senso al mio percorso adolescenziale. Cerco di trasmettere ai ragazzi la mia esperienza con la musica, il rap come catalizzatore di energie positive». Sui social siamo tempestati di video e immagini che ritraggono i rapper di oggi tra il lusso e la bella compagnia. Venire a conoscenza del fatto che alcuni di questi prendono parte a progetti educativi appare stonato. Al contrario, per chi come Jack ha assistito alla nascita dell’hip hop italiano e alla sua esplosione non è poi così strano. «Il cantante rap come personaggio è sempre stato vincente e intoccabile. Nei primi tempi l’elemento del riscatto era centrale: il rapper era quello che partendo dal basso ce l’aveva fatta. E quindi mostrava quello che aveva conquistato. Ora sembra essere più una gara a mostrare vestiti di marca e auto noleggiate. I laboratori di scrittura come quelli organizzati da 232 APS servono proprio a riscoprire la scrittura come forma di autobiografia, per recuperare autostima. Senza essere troppo pesanti o pedagogici».