“Sarà un’attività di ricerca, un’attività scientifica, un’attività culturale. Ma anche un momento, doveroso anche sul piano civile, di comunicazione”. Con queste parole il curatore del progetto Laboratorio Expo, Salvatore Veca, rivela il cuore dell’iniziativa che anticipa i grandi temi dell’esposizione milanese. La grande questione, sui tavoli allestiti per giovedì 5 dicembre è tutta pratica: cosa lascerà alla città e al mondo Expo 2015?
In questo il prossimo anno – è forse banale dirlo – sarà decisivo. Perché l’Expo lasci il segno, sarà fondamentale costruire una rete di collaborazione con enti ed istituzioni locali, nazionali e internazionali, realizzare attività di ricerca e divulgazione, raccogliere, esaminare ed elaborare proposte sullo sviluppo sostenibile, ambientale e civile. Il risultato di tutto questo lavoro sarà poi offerto alle riflessioni di istituzioni e visitatori.
A curare il progetto c’è, non a caso, un filosofo: Salvatore Veca. Studioso di Kant e della sua teoria sul sapere, ma anche del pensiero contemporaneo. In questa duplice tensione tra passato e presente, tra riflessione scientifico-accademica e divulgazione più popolare nasce l’idea di Laboratorio Expo. Un ponte tra i diversi rami del sapere costruito intorno al grande tema di Expo 2015: il cibo. Una grande tavola di condivisione e compagnia aperta a chiunque voglia sedersi.
Il legame Tra Veca e la Fondazione Giangiacomo Feltrinelli dura da oltre 40 anni. Nel 1974 il professore ha assunto la direzione scientifica della Fondazione e dal 1984 al 2001 ne è stato presidente, promuovendo lo sviluppo del suo Centro di Scienza politica. Oggi precisa: “Oltre ai contenuti, il secondo grande scopo fondamentale del Laboratorio Expo è quello di lavorare non solo all’interno delle cerchie di esperti ma anche con una varietà di cerchie esterne alla ricerca. Coinvolgendo diversi tipi di pubblico, fino ai bambini”.
Federico Thoman