«Per noi Atm non deve fare finanza ma servizio». Così il sindaco di Milano Giuseppe Sala ha escluso la possibilità che l’azienda dei trasporti urbani, controllata dal Comune, eserciti la sua prelazione sull’acquisto delle quote della metropolitana 5 messe in vendita da Astaldi. Il 36,7% della società è adesso destinato alle Ferrovie dello Stato per 64,5 milioni di euro. Il consiglio comunale ha approvato la decisione (maggioranza di 24 a 14), ma si scatenano le opposizioni. La critica più dura è quella di Stefano Parisi, ex candidato del centrodestra a Palazzo Marino nelle elezioni del giugno 2016: «Stiamo facendo entrare le Ferrovie dello Stato, una struttura statale inefficiente, nel trasporto pubblico locale. È un fatto gravissimo perché Milano non è più padrona del suo destino».
La vicenda – Le quote di Metro 5 Spa, la società che ha progettato e costruito e che gestisce la linea lilla da Bignami a San Siro, sono per il 38,7% di Astaldi, al 24,6% di Ansaldo STS, al 20% di Atm, al 9,4% di Alstom Ferroviaria e al 7,3& di Hitachi Rail Italy. Astaldi, socio di maggioranza relativa, ha annunciato di voler mantenere solo il 2% mettendo in vendita il restante 36,7%. Atm, che intendeva esercitare un diritto di prelazione e che sembrava poter concludere l’acquisto per poi rivendere il pacchetto al miglior offerente, è stata frenata dal Comune. E la strada pare ormai spianata per le Ferrovie dello Stato, anch’esse interessate alle quote di Astaldi, che in una nota datata 4 marzo avevano evidenziato «diversi profili di illegittimità» nella possibile mossa di Atm.
Le motivazioni – «Riteniamo che Atm non impegni risorse in questa prospettiva – ha detto Sala al termine del consiglio comunale di lunedì 6 febbraio durato 55 minuti -. Confermiamo che per noi la priorità è che Atm utilizzi risorse per sostenere il servizio. In M5 il Comune non è fra gli azionisti, e Atm ha il 20 per cento, il resto è di operatori professionali. Questo è il modello più opportuno per i tempi in cui viviamo, in cui le risorse sono sempre più scarse a fronte di servizi da erogare crescenti». A Bruno Rota, presidente di Atm contrario all’ingresso delle Ferrovie dello Stato in Metro 5 Spa, il sindaco ha risposto: «Ha fatto la sua partita. Non lo accuso di nulla. Ma il suo timore secondo me è eccessivo». E sulle ipotesi secondo cui le quote comprate da Atm potessero poi essere vendute al fondo F2i, già partner del Comune per la gestione degli aeroporti di Malpensa e Linate, l’ex amministratore unico di Expo ha chiarito: «È un gioco da cui mi cavo fuori quello dei buoni e dei cattivi. Sono partner e non mi appartiene questo modo di vedere per cui con alcuni si parla e con altri no».
Le critiche – Se il Partito Democratico e Noi per Milano, le due formazioni politice di maggioranza hanno approvato la decisione di Sala, dure sono le polemiche che arrivano dalle opposizioni. «Astaldi è fornitore di Fs, quindi questa decisione è stata presa a Roma – ha sottolineato il consigliere di centrodestra Stefano Parisi -. Atm è la migliore azienda di trasporti d’Italia e così diventerà un’azienda gestita male come le Ferrovie». Basilio Rizzo, esponente di Milano in Comune, ha detto al Corriere della Sera: «Le Fs non vengono qui per aiutare, ma per fare business. Il sindaco ha deciso di sottostare a quello che gli chiedevano le Ferrovie e a ciò che trasmetteva il Pd. Un atto di sudditanza alle Fs e a un presidente renziano». Ma a stretto giro è arrivata la replica del sindaco: «Fs è un partner, non possiamo non considerarlo sui trasporti e dire che però ne abbiamo bisogno per il progetto di valorizzazione degli Scali. Io ribadisco che il Comune deve essere sufficientemente forte da avere un rapporto dialettico, se serve anche duro, ma non abbiamo nessun tema di sudditanza».