L’insulto arrivava per posta, nella busta un velo di carta igenica imbrattato di feci. Un vigile in pensione e un’impiegata di Rozzano, periferia sud di Milano, sono stati indagati e denunciati dalla polizia per aver inviato migliaia di lettere intimidatorie a politici, imprenditori e sportivi. Gli agenti della Digos li hanno fermati in flagrante mentre imbucavano i loro messaggi nell’ufficio postale di Basiglio, un piccolo comune che si trova a pochi chilometri dallla loro abitazione.

I protagonisti. Lui, T.D., è un milanese di 71 anni e mentre lei, A. D., ha 54 anni ed è originaria di Monza. La polizia era sulle loro tracce già da tempo. Sembra infatti dalle prime indescrizioni che i due avessero cominciato questa attività da un paio di anni. In una conferenza stampa che si è tenuta la mattina di oggi, 26 gennaio, Carmine Mele della Digos di Milano ha cercato di spiegare il comportamento della coppia. La mente di questo sistema di minacce era l’ex vigile, la compagna lo aiutava solo nella logistica.

Calciatori nel mirino. «L’uomo seguiva moltissimo la cronaca – ha dichiarato Mele – ed era davvero aggiornato. Aveva già inviato lettere con la sua firma agli amministratori locali di Rigopiano. Dal 2014 ne ha inviate praticamente a chiunque. Per esempio le maestre dell’asilo Cip e Ciop accusate delle violenze sui bambini, al direttore dello zoo di Copenaghen dopo la morte di una giraffa, ma anche a calciatori che riteneva avessero truccato le partite». Quest’ultima categoria sembrava indispettirlo parecchio. Era infatti un assiduo scommettitore.

Minacce

Una delle lettere trovata tra le mani della coppia

Francobolli esotici. Dopo il fermo all’ufficio postale di Basiglio è scattata anche la perquisizione del loro appartamento. Qui sono state ritrovate altre 110 lettere, pronte per essere inviate. Tutte avevano in comune tre elementi. Il primo è semplicemente stilistico. L’indirizzo era scritto due volte, prima in corsivo e poi in stampattello. Il secondo è strategico, e serviva forse a confondere i destinatari. I francobolli usati provenivano dall’estero, da Paesi come Azerbaijan, Bhutan e Zaire. Il terzo invece è inquietante. All’interno della lettera non era scritto niente, c’era semplicemente un allegato. Carta igenica piegata con dentro tracce di feci, dell’uomo o del suo cane.

Il libro mastro degli insulti. Fare l’hater su facebook è semplice, farlo con buste e francobolli richiede organizzazione. Il pensionato aveva un libro mastro in cui appuntava i nomi di tutte le persone che meritavano di ricevere una delle sue lettere. Accanto ad ognuno dei destinatari c’erano due informazioni: il motivo per cui era necessario punirli e l’indirizzo, di solito recuperato su internet. Tutte le sue vittime erano divise in caregorie, da “pedoflilo” a “corrotto”, passando per “assassino” e “ladro”. La stessa qualifica compariva poi sulla busta, giusto per chiarire il motivo dell’omaggio cartaceo.