Cosa ci fanno otto pedane a Porta Venezia, posizionate ad un metro di distanza l’una dall’altra e che si illuminano di luce led quando vengono calpestate? Sono la parte visibile dell’idea di Eva Saragosa, studentessa di 25 anni, che ha avviato un progetto chiamato Light-Distance. L’obiettivo è provare a risolvere il problema del distanziamento sociale nei luoghi della movida milanese in tempo di pandemia. Le prime prove sul campo hanno avuto successo e molti giovani, vedendo la pedana illuminarsi quando ci camminano e spegnersi quando la abbandonano, si rendono conto che da quel momento non sono più in una zona sicura.

Behaviour change -Tutto nasce dall’economia comportamentale, branca della psicologia già molto usata negli Stati Uniti, in Inghilterra e in Olanda e su cui Eva ha scritto la sua tesi di laurea magistrale all’università Radboud, Nijmegen. L’economia comportamentale, ora approdata anche in Italia (allo Iulm), usa molti metodi, tra cui la teoria del “Nudging” (spinta gentile), che invita le persone a comportarsi in un certo modo senza obblighi. Quasi inconsciamente le persone sono influenzate e agiscono spontaneamente perchè la loro azione deve essere la scelta più semplice che ci sia. La tecnica viene definita come “ogni aspetto nell’architettura delle scelte che altera il comportamento delle persone in modo prevedibile senza proibire la scelta di altre opzioni”. Lo scopo è cercare di migliorare il benessere delle persone orientando le loro decisioni mantenendo la libertà di scelta. Eva ci fa un esempio: «Ci credereste che bastò incidere una finta mosca negli orinatori dell’aeroporto Schiphol di Amsterdam per far sì che le fuoriuscite di urina diminuissero dell’80%?». «Un crollo incredibile che ha provocato una minore necessità di interventi di pulizia dei bagni, e di conseguenza un significativo risparmio sui prodotti per la pulizia e detergenti dannosi. Un effetto domino che ha portato enormi benefici, all’aeroporto e ai suoi dipendenti in primis, ai passeggeri che dovevano utilizzare i bagni in seguito. Non è un caso che le mosche finte si trovino oggi anche in molti altri bagni pubblici in giro per il mondo».

La prova sul campo – I tavoli dei bar, seppur all’aperto, non sono sufficienti ad accontentare tutti, e molti finiscono per stare in piedi sui marciapiedi, assembrandosi e non rispettando il distanziamento. Attraverso studi sia teorici, analizzando i vari fattori psicologici che portano le persone a non rispettare le distanze di sicurezza in tempo di pandemia, e studi sul campo, utilizzando principalmente questionari e l’osservazione, Eva ha iniziato a sperimentare la sua idea in uno dei luoghi di Milano più frequentati dai giovani. Le otto pedane progettate hanno tre caratteristiche principali. La prima è la distanza, la seconda sono gli slogan incisi sulle pedane, volte ad intensificare empatia e senso di comunità. La terza è la luce led posizionata sotto le pedane che ha un forte impatto visivo. Non appena la persona si sposta dalla pedana le luci si spengono ricordandogli che non è più in un punto sicuro.

Sviluppi – L’idea, maturata con la collaborazione di un’agenzia di consulenza sociologica (Future concept lab), ha suscitato molto interesse e in tanti si sono incuriositi al progetto. Eva racconta che in molti hanno voluto provare l’esperienza e la differenza rispetto agli assembramenti limitrofi è stata evidente. Il suo obiettivo non è solo di riproporre la prova in Olanda, ma anche proporre il progetto anche nel settore pubblico. Il Comune di Milano, per esempio, ha già chiesto informazioni. Eva è la prima a sperare di non dover più ricorrere a questo tipo di soluzioni per rispettare il distanziamento sociale, ma per adesso la sua idea funzione eccome.